Sezione di Roma
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SEMPLIFICARE È UN DOVERE ELIMINARE LE TUTELE E GARANZIE È UN DELITTO

Italia Nostra Roma
Il decreto legge "semplificazioni" è in dirittura di arrivo.
Il decreto però contiene norme estremamente pericolose per il paesaggio urbano e per i centri storici.
Le norme di "semplificazione" sul codice degli appalti prevedrebbero opere al massimo ribasso e sub appalti senza limiti, "parchi eolici" e "praterie fotovoltaiche" con solo il parere volutamente messo in sordina delle Soprintendenze mettono a rischio il paesaggio.
Nel centro storico di Roma, come in tutti gli altri centri storici, se passassero le norme annunciate si potrebbe vedere l'abbattimento di edifici non vincolati (evidentemente la maggioranza del tessuto urbano) o edifici "di poco pregio" e poi ricostruiti con aumento di cubatura e di altezza.
La vicenda romana di via Ticino con il villino abbattuto e ricostruito è una ferita nel Quartiere Coppedè.
L'unico caso è Villa Paolina di Mallinckrodt: un esempio luminoso della vittoria culturale della città e di Italia Nostra Roma, ottenuto grazie l'apposizione di un vincolo, sulla degenerazione dell'art. 6 della legge regionale di rigenerazione urbana.
Vi consigliamo di leggere il documento predisposto dal nostro Consigliere Riccardo D'Aquino.

SEMPLIFICARE!
Stanotte nel dormiveglia ho avuto una di quelle illuminazioni (che in psicologia si chiamano “allucinazioni ipnagogiche”) per cui generalmente poi scrivo dei versi: la traduco ora invece in prosa. I monumenti, le cose antiche, fatte di pietra o legni o altre materie, le chiese, le torri, le facciate dei palazzi, tutto questo, reso antropomorfico e come divinizzato in una figura unica e cosciente, si è accorto di non essere più amato, di sopravvivere. E allora ha deciso di uccidersi: un suicidio lento e senza clamore, ma inarrestabile. Ed ecco che tutto ciò che per secoli era sembrato “perenne”, e lo è stato in effetti fino a due-tre anni fa, di colpo comincia a sgretolarsi, contemporaneamente. Come cioè percorso da una comune volontà, da uno spirito. Venezia agonizza, i Sassi di Matera sono pieni di topi e serpenti e crollano, migliaia di casali (stupendi) in Lombardia, in Toscana, in Sicilia, stanno diventando dei ruderi: affreschi che sembravano incorruttibili fino a qualche anno fa, cominciano a mostrare lesioni inguaribili. Le cose sono assolute e rigorose come i bambini e ciò che esse decidono è definitivo e irreversibile. Se un bambino sente che non è amato e desiderato – si sente “in più” – incoscientemente decide di ammalarsi e morire: e ciò accade. Così stanno facendo le cose del passato, pietre, legni, colori. E io nel mio sogno l’ho visto chiaramente, come in una visione.
Pier Paolo Pasolini, Un bimbo non amato, dalla rubrica Il caos sul “Tempo” del 5 aprile 1969.
Ci risiamo! Ogni volta che si parla di semplificazione della burocrazia e si profila un nuovo provvedimento si innesca, chissà per quale perverso meccanismo, una corsa verso una sine-cura legislativa (o tana-liberi-tutti) che conduce, invariabilmente, al disastro.
Oggi si parla di norme semplificate per le opere pubbliche in relazione al P.N.R.R., che andrebbe pure bene se non includessero qualsiasi abolizione di limiti per i sub-appalti, la valutazione delle opere proposte al massimo ribasso (il progetto, quindi, vale zero e la realizzazione molto poco) e la facilitazione per le opere che realizzeranno impianti per la produzione energetica con energie rinnovabili (bozza D.L. del Ministero della Transizione ecologica, art.4 – Norme di semplificazione in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili). Oppure l’allargamento della fascia dei proponenti il cosiddetto superbonus (che doveva servire a migliorare le performances del patrimonio edilizio) ad enti pubblici e privati, S.p.A. ed S.r.l., Coop e trusts vari. In barba al recupero della qualità urbana e verso un evidente intento di maggiore spesa e circolazione di denaro.
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Il tutto condito da una annunciata “rivoluzione” nei centri storici per cui sarà possibile – se passeranno le norme annunciate – abbattere edifici non protetti (o, come si ama definirli, poco pregiati) e ricostruirli con aumento di volume ed altezza e modifica delle sagome di sedime.
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Ma per l’Associazione Costruttori – dott. Gabriele Buia, presidente – questo non è abbastanza, si poteva fare di più. Il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Francesco Miceli aggiunge che […] questa norma può aiutare a togliere alcune briglie ed ostacoli che spesso impediscono di fare interventi necessari e bloccano gli investimenti dei privati.
Per altro, il presidente di Legambiente dott. Stefano Ciafani, in una sua intervista del 19 maggio , sottolinea come le Soprintendenze […] incaricate di salvaguardare paesaggi e monumenti italiani sono estremamente restie ad autorizzare nuove installazioni eoliche o fotovoltaiche […] in Sardegna la società che gestisce un campo eolico voleva ridurre le pale per metterne meno ma più grandi e potenti: le è stato impedito. A Taranto è stato bloccato l’impianto eolico offshore (ossia in mare aperto).
Inutile dire che Italia Nostra Roma si è unita nella protesta delle Associazioni Archeologiche Nazionali firmatarie della lettera del 13 maggio, indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al Segretario Generale Ugo Zampetti. E per questo (non solo) siamo stati oggetto di insulti e supposta ironia.
Preoccupa anche la dichiarazione del ministro Franceschini il quale - pur sottolineando l’esigenza di tutela del patrimonio storico, archeologico e naturale del nostro Paese – sembra propenso ad attivare una Soprintendenza Nazionale per velocizzare le pratiche e le valutazioni legate a quanto sopra sinteticamente descritto. Perché invece non pensare al potenziamento di quanto già in funzione sui territori – utilizzando gli stessi soldi e la conoscenza diretta che quegli uffici hanno dei luoghi interessati alla tutela – e magari fissare degli obiettivi chiari di tempo e coerenza così da fornire pareri e valutazioni più celeri e meno (a volte) arbitrari?
Il problema era, e resta, etico e culturale, prima ancora che legislativo. Questo traspare, con tutta la sua evidenza, quando si dice che gli immobili vincolati non verranno comunque toccati e che il paesaggio – come la città – si è sempre trasformato.
La prima affermazione trova, tutto sommato, una facile risposta: il valore dei Centri Storici Italiani risiede non solo nei monumenti di cui sono costellati ma anche, pe non dire soprattutto, nei tessuti che quei monumenti accolgono. Il valore dello spazio urbano è nella integrazione di spazi di maggior rilievo insieme ad altri che ne costituiscono il contorno e la motivazione antropica. Altrimenti resta il valore museale, documentale e storico ma si perde il valore del Luogo. Il Centro Storico di Roma non è solo il Colosseo.
Il secondo ragionamento, quello della trasformazione dei luoghi, necessita di due brevi pensieri.
Se si vuole parlare di trasformazione e non di sostituzione occorre che ci sia un’idea di progetto: questa idea non può essere semplificata né essere parte di un solo punto di osservazione, per quanto necessario, per esempio il solo riscontro economico o la produzione energetica. Deve esistere una strategia complessiva che tenga assieme istanze primarie e secondarie, senza scartare nulla. Per esempio: costruisco un nuovo impianto accanto ad un sito archeologico (contermine, dice il D.L. in bozza) oppure organizzo una rete di impianti partendo dalle coperture di aree di parcheggio?
Il secondo pensiero concerne la facilità con cui viene raccontato il presunto sillogismo per cui il paesaggio “si è sempre trasformato” e quindi “si può trasformare”.
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Il passato ci racconta come, per esempio, gli acquedotti abbiano modificato l’aspetto di alcune parti del paesaggio naturale, oppure le strade che ancora oggi percorriamo ne abbiano cambiato l’uso. Però il passato ci dice pure che la curva del cambiamento antropico è esponenziale e che oggi – rispetto ai costruttori degli acquedotti – ci troviamo ad operare in un mondo già gravemente compromesso. E cioè che negli ultimi anni abbiamo alterato – in modo esteticamente negativo – il paesaggio naturale, quello antropico, le città, il clima, abbiamo inquinato l’ambiente.
Quindi quella equivalenza storica non funziona. Non funziona neppure osservando il mondo attuale, semplicemente non si può più consentire altra invasività da parte di una specie (quella umana) troppo invasiva.
Non è accettabile, anche, pensare a parti del paesaggio come ad un altrove, ad un luogo lontano che non abbia riflessi sulla vita dei cittadini: come giustificare la creazione di un campo eolico offshore (nel mare di Taranto, ma non basta quello che già c’è?) di fronte ad una spiaggia sulla quale, ad esempio, non è mai possibile costruire? Il paesaggio in mare non ci appartiene forse, non è anch’esso un bene comune?
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Nello statuto di Italia Nostra c’è scritto che l’Associazione, costituita il 29 ottobre 1955 e riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica 22 agosto 1958, Nr. 1111, ha lo scopo di concorrere alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione, e che si propone di stimolare l’applicazione delle leggi di tutela […] l’adeguamento della legislazione vigente al principio fondamentale dell’art.9 della Costituzione , articolo che esprime appunto la tutela per il Paesaggio Italiano tutto.

Questo è quello che facciamo e continueremo a fare.


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