
UNA VOLONTÀ DISTRUTTIVA SUGLI ALBERI DI ROMA - ITALIA NOSTRA ROMA DIFFIDA IL COMUNE
La pessima gestione del verde a Roma è ormai intollerabile e sempre più cittadini tentano di opporsi agli abbattimenti delle alberature del loro quartiere non appena ne hanno notizia.
Le stesse forze politiche che dichiarano di voler combattere la CO2 abbattono i grandi alberi e approvano cementificazioni ovunque. A Roma quel poco che resta dell’agro, da Nord a Sud, è invaso da gru che tirano su palazzi, come funghi, a gruppi sparpagliati, che presagiscono l’imminente saturazione degli spazi di campagna intorno a loro, ancora liberi. E come se non bastasse questo inutile scempio (o forse la popolazione, sebbene in costante decrescita demografica, sarà costretta a rifugiarsi fuori dal raccordo, per lasciare ai ricchi o ai turisti tutte le aree centrali e semicentrali?), si approvano progetti che cancellano aree verdi anche all’interno della città consolidata: nell’area del pratone di via Teulada, nella riserva naturale di Monte Mario (dove peraltro il grave incendio dello scorso anno ha portato alla luce una situazione di incuria e degrado e rifugio di senza fissa dimora) sarà realizzata la nuova “cittadella giudiziaria”, 24,400 metri quadri di nuova edificazione; tra i casi più noti e dibattuti c’è anche lo stadio della Roma a Pietralata, dove si approva una variante al PRG per realizzare uno stadio privato al posto di un parco pubblico che comporterà la distruzione di un bosco esteso per un ettaro e mezzo, tutelato dal Codice dei beni culturali e componente secondaria della Rete Ecologica del PRG, area salvaguardata dalla Variante delle certezze del 1997.
Ogni pretesto è buono per consumare suolo e distruggere il verde. Ma l’avanzata del cemento coinvolge tutta la città, anche in aree più defilate di cui i media neppure si degnano di riportarne notizia. Scopriamo, ad esempio, che lo sbandierato programma di recupero urbano di Corviale (su cui forse sarebbe stato più saggio intervenire con decisioni drastiche) comporta effetti collaterali di nuovo cemento, vedasi il Centro civico polifunzionale a Casetta Mattei per il quale il Comune avanza promesse di non abbattere tutte le belle alberature presenti ma di “spostarle” in modo da destinarle alla loro “nuova funzione” di verde pertinenziale dell’edificato da costruire. Operazioni destinate al sicuro fallimento che hanno il solo scopo di placare l’indignazione dei residenti.
Al quartiere Trieste, all’interno dell’ex clinica Villa Bianca, l’ampio parco alberato è stato cancellato per un progetto di “rigenerazione urbana” che ne fa lievitare le cubature (grazie al cielo ridimensionate dal Consiglio di Stato). Incombe anche il Piano urbanistico di Tor Marancia/Navigatori, nell’ambito del quale era previsto l’abbattimento della pinetina tra via Cristoforo Colombo e via Tito, per un ulteriore parcheggio, esattamente a fianco di quello, piuttosto squallido, realizzato negli ultimi tempi, a discapito di marciapiede e grandi alberi (e qui stiamo parlando di una arteria super vincolata come la Colombo!), il cui cantiere, grazie alle forti proteste dei cittadini, per ora, fortunatamente è stato fermato. Ma intanto, in attesa dell’atterraggio delle nuove ingenti cubature previste da tale Piano urbanistico, è prontamente spuntata una delle sue componenti, un orribile ed enorme scatolone per l'ennesimo supermercato, e stiamo a ridosso del Centro Storico e delle Catacombe di Santa Domitilla.
La desertificazione urbana si impone ad ogni nuovo progetto, i parcheggi e le infrastrutture in primis, ovviamente, con la tramvia TVA, che richiederà l’abbattimento dei pini di via Gregorio VII. Ma sembra che si cerchi ogni occasione per distruggere gli alberi, anche nelle ville storiche, senza minimamente tentare di salvarli, a Villa Ada con la realizzazione del nuovo varco carrabile, a Villa Torlonia con la realizzazione del nuovo museo della Shoah.
E anche in pieno Centro, oltre ai continui abbattimenti di grandi alberature, persino quelle nei luoghi più rappresentativi, la furia rinnovatrice che ha dichiarato di voler “cambiare il volto della città” con gli innumerevoli rifacimenti, abbatte grandi alberi e cancella la loro ombra così è avvenuto nella nuova Piazza dei Cinquecento o, peggio, a Piazza Pia, uno dei loghi più simbolici della Capitale, che con il nuovo look diventa una spianata su cui ogni tanto spuntano dal cemento sparuti alberelli, e che dire dell’enorme buco del parking interrato di Lungotevere Castello (sperando che la magistratura lo fermi definitivamente!) per il quale il privato, pur in assenza di convenzione, beneficiando del suo inserimento, da parte del Sindaco Gualtieri, nella lista delle opere per il Giubileo, ha già provveduto a devastare l'area dei giardini di Castel Sant’Angelo?
Ma occorre aggiungere a questo scenario quello che sta diventando un vero e proprio massacro degli alberi, e sta accadendo ovunque: nelle ville storiche, nei parchi e soprattutto nelle alberature stradali, anche di vie storiche, tutelate dall'articolo 10 del Codice dei beni culturali.
Sono ormai decine di migliaia gli alberi abbattuti a Roma negli ultimi quattro anni, da quando cioè sono partiti i due mega appalti, l’ultimo del valore di ben 100 milioni!
L’Amministrazione comunale col suo Dipartimento tutela ambientale sembra accanirsi proprio contro gli alberi di prima grandezza, quelli che maggiormente svolgono servizi ecosistemici, e quando ripianta, raramente la sostituzione avviene con esemplari della stessa specie. La tendenza è di non avere più alberature maestose o ad effetto architettonico, come quelle a pini che definiscono lo skyline di Roma, ma probabilmente ancora per poco.
In estate la città sarà un inferno di superfici assolate, per la gioia dei nuovi “food and beverage” che hanno soppiantato le botteghe storiche, rimanendo ormai gli unici esercizi commerciali aperti in centro, i quali faranno affari d’oro con turisti e passanti accaldati e assetati.
Italia Nostra Roma di frequente fa richiesta di accesso alle perizie agronomiche, redatte dalle ditte esterne, le quali sembrano fatte in serie, riportando le stesse argomentazioni pressoché identiche tra loro che attribuirebbero la ragione della necessità di abbattimento a mal eseguite potature precedenti, a causa delle quali la stabilità dell’albero risulterebbe compromessa. Un argomento che sembra studiato apposta per poter continuare ad abbattere all’infinito perché le potature mal eseguite proseguono sfrontatamente. Nessun controllo da parte del Comune al rispetto della “regola d’arte” prevista, di default, ormai in ogni contratto.
Le alberature di una città meravigliosa come Roma, patrimonio Unesco per buona sua parte, un tempo progettate da architetti paesaggisti illustri, come Raffaele De Vico, sono oggi nelle mani di ditte, spesso improvvisate o che, ovviamente, fanno in modo di ottenere i maggiori guadagni. Nessuna progettazione paesaggistica da parte dell’Amministrazione che sembra piuttosto affidarsi alla casualità delle disponibilità dei vivai privati o forse al minor prezzo della merce. Si piantano Jacarande o paulonie dove c’erano olmi o tigli. Controlli assenti anche per le nuove piantumazioni che le ditte appaltatrici avrebbero il compito di curare per almeno due anni per garantire l’attecchimento. La sopravvivenza dell’albero è pertanto legata alla sua buona sorte e in caso negativo il morto resta lì a rinsecchirsi.
Gli alberi romani sono dei "resistenti", sembra impossibile infatti che restino in piedi nonostante i maltrattamenti reiterati.
Il Servizio giardini di Roma, un tempo fiore all’occhiello della città e famoso in tutto il mondo, è stato smantellato ormai da tempo per far posto alle ditte esterne. L’approvazione del Regolamento del Verde e del Paesaggio di Roma, vigente da maggio del 2021, ha quantomeno posto dei punti fermi, come il divieto delle capitozzature e la sospensione di qualsiasi intervento sugli alberi nel periodo di ripresa vegetativa e di nidificazione (aprile - luglio), punti che peraltro sono acquisiti da norme, sia di livello comunitario che nazionale già vigenti nell’ordinamento. Speravamo che esso segnasse un punto di svolta, invece è completamente disatteso.
Qual è la necessità di dover potare gli alberi proprio ora? Il ciclo biologico delle piante non può piegarsi agli interessi degli appalti.
La deroga per eventuali casi di urgenza ed estrema necessità è, ovviamente, prevista ma tale deroga, non può essere interpretata dall’Amministrazione comunale in modo estensivo, generalizzata e non puntualmente motivata, rasentando l’abuso di potere.
C'è da dire, anzi, che proprio sugli alberi realmente a rischio, l'Amministrazione comunale non sembra mostrare alcuna sollecitudine ad intervenire. In entrambi i casi di alberi caduti lo scorso anno e l'anno precedente, che hanno ucciso due donne, si trattava di alberi che avevano subito danni alle radici in un caso e financo un incendio nell’altro, ed erano talmente in pessime condizioni da essere stati addirittura segnalati agli uffici preposti dai cittadini.
Abbattimenti e potature fuori stagione avvengono ovunque ma i casi attenzionati da Italia Nostra Roma, nella diffida presentata, sono in particolare, quelli di Viale dei Quattro Venti (Municipio XII) e Viale Europa (Municipio IX).
In via dei Quattro Venti sono stati abbattuti numerosi olmi e per alcuni esemplari addirittura non risulta esserci alcuna perizia. Gli interventi, a quanto si apprende, continueranno fino al 31 maggio.
Dove starebbe allora l’urgenza?
Italia Nostra Roma con la diffida presentata, oltre all’immediata sospensione degli interventi, chiede all’Amministrazione:
- di ordinare nuove perizie, redatte da professionisti, esterni rispetto alle imprese ed eseguite con strumentazione idonea non soltanto "dando un'occhiata", forse;
- di verificare la legittimità delle operazioni già effettuate dalle ditte appaltatrici;
- di adottare una Pianificazione pluriennale di gestione del verde ex art. 37 Regolamento del Verde che coinvolga vari attori, quali Soprintendenza, associazioni, vivai, ecc.;
- di predisporre adeguato censimento delle alberate di Viale dei Quattro Venti e Viale Europa e di ogni strada in cui saranno previsti interventi.
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