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ESTERNALITÀ POSITIVE, TURISMO MOVIDA
Pubblichiamo un contributo a firma di Franco Paolinelli, un socio storico della nostra Sezione

Il fenomeno genera alcune domande: Del bello di cui si sarebbe potuto godere, dell’armonia di cui si sarebbe potuto far parte c’è ancora traccia? Di cosa fruiscono i turisti di massa?
Hanno bisogno del “bello” o solo del selfie con il villaggio alle spalle, per certificarne l’avvenuta fruizione?
Si rendono conto che la bellezza di quel villaggio, ormai prostituito alla loro domanda, è persa nel momento in cui il villaggio è diventato teatro di sé stesso?

Capiscono che i suoi abitanti recitano, in costume, l’economia e la cultura che determinarono l’armonia ed il bello del villaggio stesso, mentre di fatto vivono vendendo la propria immagine, oltre che pasti e posti letto a “pacchetto”?

Ma, tant’è. Nella redistribuzione dei ruoli dell’economia globale c’è necessità anche di turismo di massa e forse di “agro-teatro” e l’Italia, date le mitiche “bellezze”, è fisiologicamente candidata a questo ruolo.
Peraltro, in diverse filiere agro-alimentari, come le truffe insegnano, l’importanza della confezione è diventata superiore a quella del prodotto. L’immagine più rilevante della realtà.

Anche noi operatori ed esperti avremo, per la recita, un apposito costume?

E comunque, in un Pianeta che va verso i 10 miliardi di abitanti, per un turista che capisce la farsa, ce ne sono mille pronti ad intrupparsi, a venirsi a fotografare con l’antico romano ed a bere il vino della bottiglia ben etichettata. Ma per quanto?

Oltre ciò, in città, ad esempio Roma, la frequentazione dei centri storici, per il piacere che promanava dal percepire l’umanità del vicolo e della piazzetta, del tessuto di botteghe, spruzzato, qui e li, d’arte e cultura, si è, gradualmente, trasformata in “Movida Molesta”.
Le orde, eventualmente, provenienti da lande dove quella misura non c’è, calano a fruirne, ma in modo tale da esplicitare il bisogno di distruggerla, in un rito di vendetta esistenziale, che spesso, diventa, anche per loro, di morte.

L’impatto non solo ambientale, ma anche sociale e culturale che ciò comporta ci deve far riflettere sulla necessità di studiare le dinamiche dei fenomeni di massa, di promuovere iniziative di valorizzazione diffuse, di definire un limite, anche per gli operatori, perché questo ruolo dell’Italia sia utile alla crescita culturale ed alla sostenibilità globale del Pianeta e non sia un ulteriore fattore di catastrofe.

2009  - 2021
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