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COSA È REALMENTE ACCADUTO AL CASTELLACCIO?

Italia Nostra Roma
Pubblicato in Comunicati Stampa · Venerdì 24 Lug 2020
Tags: CastellaccioPonteRomano
DOVE SONO FINITI TUTTI I REPERTI ARCHEOLOGICI?
Immagini tratte dal sito dell'Assoc. "Castellaccio Verde"
E’ ora di accendere i riflettori sul mistero del ponte romano “fantasma” e sulla zona dell’antica via Laurentina al Castellaccio.
Italia Nostra Roma è sconcertata dalle notizie di stampa di questi giorni in merito ai lavori compiuti in zona Castellaccio, nell’area di Roma a sud dell’EUR, per la realizzazione del c.d. Europarco di Parnasi. Ha quindi deciso di scrivere alla Soprintendenza, alla Regione Lazio e al Comune di Roma per richiedere la documentazione ufficiale che consenta di ricostruire con certezza l’accaduto e comprendere dove siano finiti i reperti individuati nella zona solcata dall’antica via Laurentina e i ponti romani che ne permettevano il transito superando il Fosso di Acqua Acetosa Ostiense. Tutta l’area è infatti costellata di ritrovamenti archeologici che hanno meritato importanti studi scientifici e perfino un nuovo vincolo dichiarato nel 2016 da parte del Ministero dei Beni Culturali.
Nello specifico è necessario che sia chiarito definitivamente il mistero che avvolge la fine del ponte romano che Marcus Aurelius faecit nel 177 d.C. e degli altri due ponti similari, seppur di epoca successiva, che sorgevano sul ricco reticolo stradale afferente alla via Laurentina nella zona delle preesistenze archeologiche. Che fine hanno fatto?
Gli ultimi lavori edilizi nella zona sono quelli relativi alla messa in sicurezza del Fosso di Vallerano, con l’innalzamento dei relativi argini. Merita dunque attenzione anche il fatto che la messa in sicurezza del Fosso di Vallerano è una delle condizioni per l’edificazione del Business Park con annesso Stadio c.d. della Roma nell’ansa alluvionale di Tor di Valle: all’inizio della relativa chilometrica conferenza dei servizi, dalla quale il progetto è uscito accompagnato da altrettanto chilometriche prescrizioni, per quei lavori la Soprintendenza aveva preannunciato la necessità di visionare preliminarmente e autorizzare il progetto esecutivo per la realizzazione dei nuovi argini, dato che essi avrebbero potuto risultare molto invadenti nell’ambito paesaggistico e interferire con le preesistenze storiche. Ci si chiede allora quale ruolo abbia avuto la Soprintendenza per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni archeologici dell’area del Castellaccio, di grande rilevanza storico-documentale, in una zona piena di vincoli paesaggistici e vincolati essi stessi: patrimonio della Nazione ai sensi dell’art. 9 della Costituzione, come tutti quelli per la cui tutela Italia Nostra, in ottemperanza alla propria storica mission, è spesso costretta a rivolgersi alla Magistratura.
Tante (troppe) vestigia monumentali e archeologiche talvolta scompaiono infatti nell’ambito di interventi edilizi, come in un perverso gioco delle tre carte. E ciò a Roma accade anche a causa dell’impossibilità di consultazione e applicazione della c.d. Carta dei Vincoli esistenti sul territorio di Roma, essenziale documentazione che è prevista dalle norme sovraordinate al Piano Regolatore e che Italia Nostra Roma ha richiesto più volte agli Uffici urbanistici capitolini - finora inascoltata - che sia completata e utilizzata a norma di legge.
Non è accettabile che dei vincoli non si tenga conto, che scompaiano e con essi i beni da tutelare.
Italia Nostra Roma non vorrebbe che questa del Castellaccio sia stato dunque l’ultimo danno e l’ennesima occasione mancata per realizzare un vero parco archeologico nella zona sud di Roma, in grado di spiegare a tutti i cittadini romani il passato della loro Città, invece di consentire una massiccia e incongrua edificazione in una zona che godeva di molteplici vincoli.

Immagini tratte dal sito dell'Associazione "Castellaccio Verde"



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