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GESTIONE DELLE ALBERATURE DI PINO DOMESTICO E DELL’EMERGENZA TOUMEYELLA PARVICORNIS A ROMA

Italia Nostra Roma
Pubblicato in Dossier · Venerdì 24 Nov 2023
Tags: SosPini
Da almeno vent’anni è in atto in Italia una campagna di demonizzazione delle alberature stradali ed urbane tra le quali il bersaglio principale è rappresentato dal Pino domestico (“Pinus pinea”) che su alcuni organi di informazione si è giunti a definire, addirittura, “albero-killer” a causa di alcune caratteristiche strutturali, pur in assenza di statistiche oggettive sulla sua pericolosità e, soprattutto, sulle vittime provocate da schianti o cadute di rami.
Tale campagna ha portato ad una più o meno strisciante eliminazione di tale specie paragonabile, quanto ad effetti, alla massiccia offensiva condotta in Italia contro gli alberi al bordo stradale negli anni del boom automobilistico (100.000 abbattimenti tra il 1962 ed il 1964) e che trova, purtroppo, un rinnovato sostegno tra molti amministratori locali e tecnici del settore.
Ogni pretesto appare, quindi, utile per procedere a tale epurazione: dall’inclinazione alla caduta di rami, dall’età alle gobbe sull’asfalto, dalla vicinanza di un semaforo alla minima modifica di un ciglio di marciapiede.
A ciò si aggiunga che da almeno cinque anni a Roma, ma anche in buona parte del litorale tirrenico, si assiste con preoccupazione alla progressiva ed apparentemente inarrestabile avanzata dell’epidemia provocata dall’insetto Toumeyella Parvicornis, la c.d. Cocciniglia Tartaruga, a carico delle decine di migliaia di esemplari di pino domestico che da sempre rappresentano nell’immaginario collettivo, italiano e mondiale, la nostra città ma anche la stessa Italia.
Pino “Italico”, infatti, era anche chiamato un tempo.
L’epidemia ha colpito indistintamente estese pinete, filari ed alberi isolati, pubblici e privati.
Sulla costa, ma anche in città e nelle campagne.
Molti gli appelli, le sottoscrizioni e le denunce di associazioni e semplici cittadini
In questo quadro non incoraggiante non si possono, quindi, sottacere alcune perplessità che questa Associazione, la prima fondata nel dopoguerra per la “tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale della nazione” e che tanto ha fatto per la Capitale ed il suo patrimonio in quasi settant’anni di vita, nutre nei confronti delle misure adottate dalle autorità competenti, Comune di Roma in primis, per debellare tale flagello e, più in generale, nella gestione della specie “Pinus pinea”.

LA DIFFUSIONE
L’epidemia è arrivata quasi ovunque nel vasto territorio comunale, certamente partendo dal litorale.
Sotto gli occhi di tutti il vero e proprio disastro ambientale che ha colpito, venti anni dopo il grande incendio del 2000, la pineta di Castel Fusano e, fatto ancor più grave, la vicina Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, Riserva Naturale dello Stato per intero appartenente al territorio di Roma; dall’antistante Pineta di Malafede a via di Campo Ascolano dove è andato perduto uno dei più begli scorci della Maremma Laziale.
Ma, come a risalire il corso del Tevere, i maggiori danni si sono verificati per primi in alcune ville storiche: Villa Glori, Villa Ada con Monte Antenne, ma anche a Villa Borghese.
E sull’altra sponda del fiume al Gianicolo, a Villa Pamphili, Villa Sciarra e Villa Abamelek.
E così via, diramandosi lungo l’Aniene, da Ponte Salario alle pinete di Ponte Tazio e dell’Acqua Sacra sino a Ponte Mammolo si notano i segni anche gravi della malattia.
L’epidemia ha colpito, addirittura, nel cuore della vecchia Scuola Giardinieri in via di Porta San Sebastiano, nel vicino Parco degli Scipioni ed in un mausoleo-simbolo come le Fosse Ardeatine, ma soprattutto sta mettendo a serio repentaglio il più solenne viale alberato a pini del Centro Storico, viale delle Terme di Caracalla accanto alla sede dell’Assessorato all’Ambiente.
Nel suburbio e nell’Agro la situazione appare addirittura più grave e fuori controllo, specie nel quadrante sud-occidentale tra via della Magliana e l’Aurelia: dal Parco dei Medici sino a Castel di Guido passando per le vie della Pisana (tutt’attorno al Consiglio Regionale), di Malagrotta e di Casal Lumbroso e negli stessi svincoli del Grande Raccordo Anulare, ovunque morie di pini nell’apparente più completo disinteresse delle pubbliche autorità ma anche dei privati proprietari.
 
LE AREE NATURALI PROTETTE REGIONALI
E che dire del sistema delle aree naturali protette regionali della capitale, una cintura verde unica in Europa?: morte o moribonde le varie pinetine di Monte Mario, numerosi recenti abbattimenti nella monumentale Pineta Sacchetti, morie sparse all’Insugherata ed all’Acqua Traversa, alla Tenuta dei Massimi ma morti anche, sul quadrante opposto, tutti i cinquecento pini di via di Torricola, nel Parco dell’Appia Antica e molti lungo la stessa Regina Viarum, sulla via Ardeatina, a Tor Carbone, a Fioranello e nella stessa area di Tor Marancia.
Nel Parco di Veio in tutto l’altopiano di Grottarossa, nei pressi dell’Ospedale Sant’Andrea, si trova uno dei più diffusi focolai del suburbio ma, oramai, anche nel vicino Cimitero di Prima Porta e lungo la via Trionfale nella Tenuta Massara di Casal del Marmo.
Due tra i più begli accessi stradali della città, la via Flaminia Nuova e la Cassia Nuova si trovano in condizioni che si possono definire, rispettivamente, drammatiche e critiche.
 
ALCUNI SEGNALI POSITIVI
In tale preoccupante panorama si è, tuttavia, registrata nel corso dell’ultimo anno, soprattutto nell’ambito più strettamente urbano, una eterogeneità di situazioni sia per quadranti ma anche a  distanze ravvicinate a significare una probabile diversità di approccio, trattamento, modalità e tempistiche d’intervento ma, forse, anche di tecnici e ditte incaricate.
Se, infatti, dopo il litorale i quadranti sud-occidentale e settentrionale della città appaiono i più colpiti, nella zona orientale e meridionale si notano alcuni segnali incoraggianti, in particolare tra la via Prenestina e la via Appia Nuova, da Villa Fiorelli all’Arco di Travertino, dalla Palmiro Togliatti al Parco degli Acquedotti ma anche sino a via di Grotta Perfetta ed alla Cristoforo Colombo entro il GRA, che non possono essere attribuiti unicamente al tardivo arrivo della malattia.
Lo stesso Centro Storico, nel quale spiccano per gravità la citata situazione della Passeggiata Archeologica e quella del Gianicolo, si notano nelle maggior parte delle aree archeologiche e nei siti più esposti alla visibilità turistica situazioni ancora non critiche nonostante la riscontrata presenza di segni della malattia.
E così anche lungo tutte le Mura Aureliane da Porta Maggiore alla Piramide.
Si ha, quindi, motivo di ritenere che nei punti in cui gli effetti della Toumeyella sono più evidenti o irreversibili vi sia stata assenza o ritardo negli interventi, utilizzo di modalità o tecniche non appropriati e, soprattutto non si sia proseguito nelle cure con i periodici richiami con cadenza almeno annuale.
La presenza di gravi focolai a breve distanza da situazioni ben controllate lascia presumere ciò, così come la generale migliore condizione dei pini nelle zone più turistiche del Centro lascia ancor più intendere che lì si è prestata la massima attenzione.
Ed, infatti, nelle verifiche effettuate a tappeto sul territorio comunale nel corso del 2023 si sono riscontrati casi in cui gli alberi risultano mai trattati o con un solo trattamento endoterapico risalente nel tempo, mentre in altri casi, in genere i migliori, si è riscontrato un doppio giro di fori o il corrispondente segnale convenzionale in vernice sui tronchi.
Purtroppo, proprio nelle aree a pineta delle Ville Storiche come Villa Glori, Villa Ada, Villa Borghese e Villa Pamphili sembrano non essere state prese le medesime precauzioni adottate per le numerose arterie stradali citate riscontrandosi quasi ovunque un solo e risalente nel tempo ciclo di endoterapia o, addirittura, nessuno come per i dimenticati cento grandi pini del Colle del Roccolo di Villa Ada proprio in questi giorni oggetto di un costoso intervento di “riqualificazione ambientale”.
Le perplessità di questa associazione e dei numerosi comitati sorti a difesa del pino domestico vengono, peraltro, sempre più suffragate dai pareri espressi da tecnici ed esperti del settore e dallo stesso CREA.
 
LE ALBERATURE PRIVATE
Anche la cura delle numerosissime alberature private di Roma sembra lasciata al caso ed alla libera iniziativa dei proprietari i quali, se perlopiù sembrano essere intervenuti, in altri casi  possono essere tacciati di negligenza o non volontà di sostenere i costi e, talvolta, anche di dolosa eutanasia nei confronti di alberi indesiderati altrimenti non eliminabili; pur essendo la lotta alla Toumeyella obbligatoria per tutti in base al Decreto del Ministero per le Politiche Agricole 3 giugno 2021.
Ad oggi non risulta, infatti, essere stato attivato un efficace sistema di controlli e sanzioni a carico dei soggetti privati ma anche di quelli pubblici inadempienti come i proprietari o gestori delle strade (Anas etc...).
Numerosi anche gli istituti religiosi colpiti, specie nelle fasce periferiche della città.
 
L’ECCESSO DI POTATURE
Altro aspetto particolarmente delicato è quello delle potature che, ad avviso di questa associazione e di numerosi comitati, nell’ultimo anno sono spesso apparse non necessarie sino ad assumere toni da vero e proprio accanimento su alberi già malati che non sembrano resistere bene alla malattia rispetto a quelli meno o non potati o che rispondono più faticosamente alle cure, oltre all’evidente danno al loro aspetto, portamento e solidità essendo costretti a svettare sempre più in alto, sempre più esili e sempre più instabili.
Alberi che non riparano più dal sole e men che meno dalla pioggia e che vengono sempre più privati del loro potere ombreggiante delle distese di asfalto e di lotta al riscaldamento urbano.
Ad avviso di questa associazione sarebbe necessaria una moratoria nelle potature (ad eccezione dei casi di conclamato pericolo) per almeno tre anni allo scopo di concedere una tregua agli alberi, studiare l’evoluzione della malattia e l’andamento delle cure nell’attesa di una soluzione definitiva a livello di lotta biologica e, nel frattempo, dirottare i relativi fondi per la cura e la piantumazione di alberi là dove mancano o sono stati abbattuti.
 
L’ENDOTERAPIA
Le stesse modalità di effettuazione dell’endoterapia sono apparse non sempre in linea con le direttive impartite con Delibera di Giunta Regionale n°548 del 5 agosto 2021, con ogni probabilità da mettere in relazione alle diverse ditte e tecnici interessati sulla base di ripartizioni per zona, lotti o municipi.
Si è, peraltro, sovente riscontrato anche l’accumulo a terra per uno o più giorni dei resti delle potature di alberi malati, con i rami evidentemente anneriti, non rispettando le stringenti direttive impartite in materia di trattamento e smaltimento delle medesime.
GLI ABBATTIMENTI
È, altresì, fondamentale trattare il tema dei frequenti abbattimenti ai quali i pini domestici sono sottoposti rispetto ad altre specie arboree per motivazioni, oltre a quella della Toumeyella, quasi sempre collegate al tema della “pubblica incolumità” ma che appaiono, a nostro avviso, effettuati con troppa disinvoltura; basti consultare le immagini aeree della città su Google Earth o quelle di “Street View” per rendersi conto di quanti pini manchino da anni all’appello.
Istruttivi i recenti casi attuati o proposti di via dei Pescatori, di Casal Palocco e di via Virginia Agnelli ai Colli Portuensi., ma anche del Ministero degli Esteri dove per il rifacimento del manto stradale di via Paolo Boselli deteriorato dalle radici sono stati eliminati dallo spartitraffico centrale, secondo un criterio che appare strettamente matematico e a distanze prestabilite, il 60% dei 13 pini che erano già dei superstiti, ovvero 8.
A tale proposito sarebbe estremamente utile acquisire anche i dati ufficiali sugli incidenti mortali o con feriti ascrivibili a crolli o caduta di rami di pino degli ultimi dieci anni e relative richieste di risarcimento danni avanzate a Roma Capitale.
 
L’”EPIDEMIA” DA... LECCIO
A fronte di un elevato numero di abbattimenti si assiste, peraltro, ad una sempre più diffusa tendenza alla sostituzione dei pini con specie “autoctone”, il leccio in primis, che denota una scarsa sensibilità culturale ed estetica in quanto quest’ultimo non può reggere il confronto con il pino domestico quanto a tronco, portamento e bellezza ed al suo rappresentare l’immagine della città agli occhi dei suoi abitanti ma ancor più dei turisti; ed anche per la forma della chioma, la crescita molto lenta e l’effetto determinato dalla corteccia molto scura e dalle fronde impenetrabili al passaggio dei raggi di sole in inverno.
Una specie che, infatti, esprime tutte la sue potenzialità negli ambienti naturali costieri e in quelli montani e rupestri sino ai mille metri di altitudine, ancor meglio con esemplari isolati, ma che mal  si concilia con un ambiente eminentemente artificiale come quello delle strade e piazze urbane dove nel corso del tempo la scelta è sempre caduta sulle specie più “ornamentali” che non su quelle “autoctone” trattandosi di alberi piantati per abbellimento e per il godimento e l’utilità di chi vi abita o viene in visita nel corso di tutto l’anno.
Della sempre più estesa ed acritica diffusione di tale specie in tutta la città restano viali scuri e senza luce, con visuali occluse, sempre uguali nel corso dell’anno e per tali ragioni scarsamente frequentati anche quando dovrebbero ospitare passeggiate o favorire la sosta.
Di tutta evidenza il caso della recentissima piantagione di cinquanta giovani lecci nelle tre limitate aiuole di Piazza Monte Grappa, nel quartiere Della Vittoria, quasi si trattasse più di un cantiere di rimboschimento che non del punto di arrivo di un ponte che congiunge due tra le zone urbanisticamente più prestigiose della città.
 
L’AGRO ROMANO IN GRAVE PERICOLO
Ma se in ambito più strettamente urbano la lotta alla Toumeyella sembra aver iniziato a dispiegare i propri effetti, i luoghi nei quali il problema appare ancora molto lontano dall’essere affrontato e sui quali si sta abbattendo un danno paesaggistico di proporzioni incalcolabili sono le vaste distese agricole dell’Agro Romano con le ancor numerose tenute caratterizzate da lunghi e superbi filari di pino domestico spesso raggruppati anche a fare ombra ai centri agricoli o a contrassegnare un sito archeologico; sia nel vasto Comune di Roma che attorno ad esso.
Dalle campagne retrostanti le Tenute di Capocotta e Castel Porziano ai viali delle bonifiche di Ostia, Fiumicino e Maccarese, da via di Malagrotta a Castel di Guido, alla Valle dell’Arrone e  Veio sino a tutta la Sabina Romana, per poi girare in senso orario sino alle pendici dei Colli Albani passando per l’Acqua Vergine, Ponte di Nona, Lunghezzina, Corcolle e Pantano Borghese. E a chiudere con l’Appia Antica.
In tali distese pianeggianti o ondulate, quasi sempre a coltura estensiva o a pascolo, il pino domestico rappresenta sovente l’unica presenza arborea di rilievo soprattutto per il suo essere stato collocato su crinali e poggi e a corona di casali o residenze di campagna; qui la scomparsa di un filare, tantopiù considerato che si tratta di esemplari adulti di bel portamento, ben potati e dall’ombrello esteso, rappresenta un danno irreparabile sul quale è necessario correre urgentemente ai ripari.
Se molti di questi pini si trovano lungo strade o proprietà pubbliche la maggior parte di essi, purtroppo, ricade all’interno di tenute private i cui proprietari potrebbero, come già si nota, non voler o poter sostenere i costi della cura di un numero così elevato di pini.
 
Alla luce di quanto esposto
chiediamo
  1. il completamento urgente del secondo ciclo di endoterapia su tutte le alberature di competenza comunale nel pieno rispetto della Direttiva Regionale in materia
  2. la pubblicazione periodica degli elenchi dei trattamenti endoterapici suddivisi per Municipio e, al loro interno, per singola strada, piazza, giardino o Villa Storica (per ambiti);
  3. la pubblicità anche sul posto dei programmi di abbattimento e relative motivazioni;
  4. la predisposizione di misure volte a rendere obbligatorio il trattamento per i privati e relative sanzioni;
  5. l’intimazione all’effettuazione dell’endoterapia per gli altri enti proprietari delle strade, Anas in primis, o istituzioni;
  6. una moratoria delle potature dei pini per almeno tre anni salvo casi di comprovata pericolosità;
  7. l’elenco dei siti autorizzati al conferimento delle potature;
  8. i dati ufficiali sugli incidenti mortali o con feriti ascrivibili a crolli o caduta di rami di pino degli ultimi dieci anni e relative richieste di risarcimento danni avanzate a Roma Capitale.
  9. stop alla piantagione di lecci in sostituzione dei pini e riduzione della loro percentuale anche in rapporto ai nuovi impianti e ad altre specie più ornamentali.


RELAZIONE RICOGNITIVA SULLA DIFFUSIONE DELLA TOUMEYELLA PARVICORNIS A ROMA NEL CORSO DEL 2023
(Pierluigi Gazzani-Italia Nostra sez. Roma)
 
CENTRO STORICO
Nel Centro Storico della capitale, inteso come area racchiusa nel circuito delle Mura Aureliane e Gianicolensi e a ricomprendere anche la Città del Vaticano e Castel Sant’Angelo,  i danni provocati al pino domestico dalla Toumeyella Parvicornis, nonostante la sua generalizzata diffusione, sono meno evidenti che in altre parti della città probabilmente grazie ad una maggiore attenzione prestata a tale fenomeno dall’Amministrazione, a causa della massima esposizione turistica di tale ambito, ed alla presenza di estese aree archeologiche o di altri siti nei quali gli alberi ricevono cure dirette da parte delle rispettive istituzioni.
I pini vi si trovano, peraltro, in numeri limitati di più facile gestione, sovente isolati o distanti tra di loro, in posizioni studiate, in filari anch’essi circoscritti e in assenza di vere e proprie pinete.
Si tenga conto che nella Roma rinascimentale e barocca i pini sono quasi inesistenti essendo prevalentemente concentrati nelle aree a verde della vasta zona archeologica centro-meridionale (Terme di Caracalla, Palatino e Fori, Circo Massimo, Campidoglio, Colle Oppio, Celio,) sul colle Aventino come a San Saba, a Testaccio e nei cimiteri lungo le Mura Aureliane, in qualche villa storica sopravvissuta alle espansioni umbertine, al Pincio e, sulla riva opposta del Tevere, al Gianicolo, Villa Sciarra, Città del Vaticano e Castel Sant’Angelo.
Ma anche di fronte alla Stazione Termini.
La malattia si manifesta, quindi, con maggiore evidenza proprio dove la concentrazione e la densità dei pini aumentano o vi è continuità nelle alberature; l’area che suscita maggiore allarme è, difatti, quella incentrata sull’antico asse della via Appia Antica all’interno delle Mura, ovvero il notevole viale delle Terme di Caracalla con via di Porta San Sebastiano e la parallela via Latina, sino a scavalcarle e a proseguire verso sud lungo la Regina Viarum.
Seconda area critica è il crinale del Gianicolo protetto dalle mura papali, ma dal quale i segni della malattia si possono osservare anche nei parchi all’esterno.
 
Dovendo descrivere in estrema sintesi la situazione della malattia dei pini domestici nel Centro Storico di Roma, alla fine di ottobre 2023, in linea generale si può affermare che, con le due preoccupanti eccezioni della Passeggiata Archeologica e del Gianicolo, la situazione dell’epidemia di Toumeyella nel Centro Storico appare, al momento, sotto controllo per quanto le situazioni possano fluttuare in peggio o in meglio nel giro di pochi mesi.
Infatti, laddove il numero degli esemplari è limitato e seguito con cicli di endoterapia attenti e, magari, con potature rispettose i risultati del contenimento si possono apprezzare; viceversa, ove pur in presenza di numeri esigui si rilevi un peggioramento delle condizioni degli alberi, anche in un arco temporale limitato ed in spazi molto vicini, è legittimo supporre che lì vi sia stata negligenza o ritardo da parte degli organismi preposti o dei proprietari.
Lo scarso o inesistente numero di alberi morti nelle zone monumentali ad alta frequentazione turistica lascia supporre che per tali ambiti siano state adottate misure “ad hoc” rispetto ad altre pregevoli zone della città e la differenza con il confinante, ma meno turistico, stradone di scorrimento delle Terme di Caracalla parrebbe dimostrarlo; anche la contemporanea osservazione nel resto della città di eterogenee condizioni di salute dei pini tra gruppi di alberi, filari o differenti proprietà, nei medesimi contesti ed a brevissima distanza, sembra confermare questo assunto.
Va sottolineato, infine, che la progressiva eliminazione degli alberi morti può contribuire ad alterare la percezione della reale diffusione della malattia in quanto cancella visivamente la presenza degli esemplari secchi e morti in piedi oltre a far correre il rischio di vera e propria perdita di memoria della loro precedente esistenza ed esatta posizione.
Pincio-Villa Medici (primavera-ottobre 2023):
Sul pianoro del giardino del Pincio si trovano 16 pini di grandi dimensioni, di cui due dalle proporzioni monumentali (oltre 4 metri di circonferenza) tra i più notevoli della città, più altri 3 nel perimetro della Casina Valadier e 6 al di sotto della terrazza nella Salita omonima, per un totale di 25, la cui condizione a fine estate appare discreta, ovvero la medesima della primavera; per quanto nel parco pubblico una media di sei fori ad albero lasci propendere per un solo ciclo di endoterapia effettuato.
Sia dal viale del Muro Torto che dalla Passeggiata le chiome dei pini che svettano dalle Mura Aureliane e dai muri perimetrali dell’Accademia di Francia appaiono in condizioni buone senza esemplari critici e con potature rispettose della sagoma classica. Similmente in via di Porta Pinciana.
Unico segno di cattiva salute su due alberi sul tornante al di sotto della terrazza di viale Gabriele d’Annunzio, nella degradata Salita del Pincio, ma resta al momento ben conservata l’immagine del colle da Piazza del Popolo incorniciato dai pini.
 
Campidoglio-Piazza Venezia (apr - ott 2023):
apparente buona condizione dei pini che svettano al di sopra del colle capitolino così come di quelli ai piedi dell’Ara Coeli (22 esemplari) con doppia endoterapia, di quelli della simmetrica esedra dal lato dei Fori Imperiali (19) e di quelli (8) a sinistra dell’Altare della Patria.
Viceversa a piazza San Marco, dei 5 pini ancora presenti su Street View nel 2019, a luglio 2023 si è verificato un crollo, per probabile recisione delle radici provocata da scavi, e di un vicino cipresso ma anche gli altri sono stati tutti abbattuti pur non presentando i loro monconi segni apparenti di crollo o di inclinazione (25 ott 2023).
L’immagine complessiva del colle e della Rupe Tarpea restano, al momento, conservate.
 
Fori Imperiali (set 2023):
condizioni analoghe in tutti i pini delle aiuole che orlano lo stradone dei Fori Imperiali, perlopiù concentrati tra Largo Corrado Ricci e le esedre di Piazza Venezia, per quanto dai vuoti si intuisca la perdita di molti di essi in passato.
 
Palatino (primavera-ott 2023): i pini che svettano sul Palatino visti dalle strade perimetrali (Foro Romano, Circo Massimo) appaiono in salute, come in primavera, al pari di quelli del vicino Campidoglio, conservando l’immagine complessiva del colle.
Un pino-simbolo del Palatino che svettava sino all’anno scorso sotto la zona delle Capanne di Romolo e che si poteva ammirare dal Circo Massimo si è seccato ed è stato capitozzato nel 2022.

Colle Oppio (1 apr-26 lug-set 2023):
 in generale in buona salute, proporzionati e con chiome ampie, i pini nel centrale viale del Monte Oppio senza esemplari in condizioni critiche, tuttavia si è registrata una leggera flessione in peggio alla fine di luglio rispetto alla primavera ma anche un secondo giro di fori di endoterapia (segnali bianchi), forse recente, oltre alla mancanza di alcuni alberi nel tratto verso via Merulana.
Due esemplari in condizioni critiche nel filare sul lato di via Labicana (scalinate sopra San Clemente).
Unici morti in piedi i 2 pini entro il recinto del villino del Centro Culturale Egiziano (diversa gestione).
Situazione buona anche nei pini del Parco di Palazzo Brancaccio.
 
Circo Massimo (primavera-ott 2023):
in generale i pini posti lungo viale del Circo Massimo appaiono in salute con segnali di doppia endoterapia (sino a 14 fori); una decina di giovani pini, troppo bassi per il contesto, sono stati ripiantati pochi anni fa a colmare i vuoti degli anni precedenti.
Subito dopo l’estate si è notato un maggiore annerimento nelle chiome e sui tronchi poi attenuatosi.
Stessa situazione per quelli del lato corto settentrionale di via dell’Ara Massima di Ercole e di via di Valle Murcia nel Roseto Comunale (doppio ciclo endoterapia) dove, tuttavia, i molti spazi vuoti denunciano la mancanza di almeno la metà degli esemplari: oggi 7 pini ma 14 nel 2014, il doppio!.
Anche i circa 20 pini del plesso della FAO appaiono in buone condizioni con segnali (arancioni) di endoterapia.
 
Via di San Gregorio-Colosseo (mar-apr + set 2023): circa 70 pini. Situazione parzialmente critica.
Nei due filari  dell’ampio viale che percorre la valle che separa il lato orientale del Palatino da quello occidentale del Celio, a prima vista, la condizione degli alberi potrebbe apparire analoga a quella di via del Circo Massimo, in realtà  avvicinandosi all’Arco di Costantino ed al Colosseo si notano segni avanzati di malattia, in particolare su entrambi i lati del portale d’ingresso al Palatino, con alcuni pini eliminati e due ripiantati ma già in difficoltà nonostante i fori sui tronchi evidenzino un probabile doppio ciclo di endoterapia.
Almeno 5 spazi per i pini sono vuoti mentre se ne intuiscono altri ricoperti dal bitume del marciapiede.
Situazione migliore per i 15 pini più vicini all’Arco di Costantino (due cicli di endoterapia).
Un pino-simbolo che un tempo si stagliava contro il Colosseo sull’aiuola posta al di sopra dell’Arco di Costantino fu tagliato e mai sostituito.
 
Da segnalare che anche al di sopra della strada, sul vertice nord del Celio, in via Parco del Celio (corsia riservata ai tram) all’interno di un’area jazz recintata dell’estate romana “Alexanderplatz”, con nessun segno di endoterapia un nucleo di 7 pini evidenzia segni avanzati di criticità con chiome molto rade, così come, a proseguire risalendo lo spigolo del colle, sul vertice dello stesso in uno dei luoghi meno conosciuti del centro di Roma (Tempio del Divo Claudio alle spalle della chiesa dei SS, Giovanni e Paolo) si intravede una moria mentre i sottostanti pini dell’area archeologica dell’ex Antiquarium comunale appaiono in salute.
 
Viale delle Terme di Caracalla-via di Porta San Sebastiano e via Latina (mar-ott 2023): situazione grave.
L’asse, un tempo centrale, della Passeggiata Archeologica tra il Circo Massimo e piazzale Numa Pompilio presenta la più imponente e solenne alberata, quanto a pini, del Centro Storico con i suoi quattro filari di alti e vecchi esemplari che, poi, sale di quota sino al passaggio attraverso le Mura Aureliane nella via Cristoforo Colombo.
Nel corso del biennio 2022-2023 nel tratto rettilineo pianeggiante si è osservata una situazione di crescente criticità, la più grave del Centro Storico, che ha investito anche lo Stadio delle Terme (con 5 dei suoi 10 esemplari ancora morti in piedi e gli altri in difficoltà ed alcune nuove piantumazioni) e che ha determinato frequenti tagli di alberi (anche negli anni passati) sino ai 6 più recenti abbattuti del mese di luglio, nonostante i fori di due cicli di endoterapia. Altri 2 ad ottobre ed almeno 2 segnati per l’abbattimento.
Il 23 ottobre 2023 lungo il viale ed ai suoi lati si possono ancora osservare 8 monconi di pino ma altri non sono più visibili.
Situazione tantopiù grave ed emblematica se si considera che tutto ciò si verifica accanto alla sede dell’Assessorato e del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale di Porta Metronia.
In molti tratti il viale non offre più la proverbiale ombra e si avvia, come si vede già nel suo tratto centrale, ad essere sostituito dai giovani e bassi lecci dal discutibile effetto scenografico che da anni sono stati impiantati negli interspazi a colmare i vuoti venutisi a creare; una brutta copia di viale Mazzini.
In generale si osserva un diradamento nelle chiome mentre alcuni esemplari adulti appaiono quasi secchi, in particolare di fronte alla chiesa dei Santi Nereo e Achille, dirimpetto a quella di San Sisto Vecchio, dove già alcuni esemplari erano stati tagliati nel 2022 lungo la pista ciclabile.
Solo nelle aiuole retrostanti, sul lato di via Valle delle Camene, sono stati piantati nel 2023 alcuni giovani e bassi pini ma a rischio contagio.
Per ovviare ai numerosi tagli ed arrestare lo stravolgimento estetico del viale si potrebbe valutare la possibilità di una immediata introduzione di pini d’Aleppo e rafforzare la presenza di platani o bagolari che già determinano un notevole effetto paesaggistico e ombreggiante lungo via Valle delle Camene.
Diversamente, nel tratto in salita del viale verso i fornici nelle Mura Aureliane (ancora 32 pini) la situazione appare nettamente migliore con doppio ciclo di endoterapia ed un solo esemplare secco in piedi alla base, all’angolo con piazzale Numa Pompilio, abbattuto ad ottobre 2023 ed il terzo della fila l’anno precedente.
In questo tratto colpisce, tuttavia, una assenza di pini in spazi occupati da altrettanti lampioni.
Situazione critica anche attorno a piazzale Numa Pompilio dove la decina di pini adulti del viale Claudio Marcello, la salita alla Fondazione-Casa di Alberto Sordi, appare con chiome diradate (2 segnali di endoterapia), con un grande esemplare morto nel Ristorante “Orazio a Caracalla” poi abbattuto nel mese di agosto (e uno accanto in passato), e 2 giovani pini piantati nel 2023; nelle immagini del febbraio 2022 di “Street View” i pini appaiono, tuttavia, in condizioni anche peggiori. Il pino nelle condizioni migliori è quello isolato antistante la villa.
Moria, quasi totale, con 7 esemplari all’interno della sottostante Casina del Cardinal Bessarione (via di Porta San Sebastiano), sul retro della chiesa di San Cesareo in Palatio, ed altri 5 in un confinante terreno dell’Antica Scuola Giardinieri parallelo alla strada, con presenza di automezzi e forse deposito di tagli o potature.
In prosecuzione, 2 grandi esemplari in situazione sempre più critica accanto al Sepolcro degli Scipioni dove già si era registrato un abbattimento, e un pino con un solo ciclo accanto alla Porta.
Lungo la via Latina situazione grave con pini morti o moribondi, accanto alla Porta omonima, nel soprastante Parco degli Scipioni dove sono stati effettuati alcuni abbattimenti nel corso dell’anno e restano 2 esemplari morti in piedi ma ripiantati 5 giovani pini. Segnali di endoterapia, forse due cicli.
Situazione migliore nelle varie residenze private o ambasciate nei pressi di San Giovanni a Porta Latina.
 
Antica Scuola Giardinieri-Parco San Sebastiano (11 apr-set 2023): focolaio.
lungo il vicolo Antoniniano, suggestiva stradina di attraversamento di questo seminascosto parco tra la parte alta del viale delle Terme di Caracalla e via di Porta San Sebastiano (P.le Numa Pompilio), in primavera si notavano 4 esemplari morti in piedi e altri con segni avanzati di malattia ma anche segnali (bianchi) e i fori di un solo ciclo di endoterapia; a luglio si notavano tagli recenti di alberi ma anche la piantumazione di 20 giovani pini ad indicare una consapevolezza della gravità della situazione in quel luogo anche da parte del Comune.
Segni di malattia avanzata anche in una residenza limitrofa accanto all’ingresso.
Nel recinto della piccola scuola della parte alta i pini appaiono, tuttavia, in condizioni migliori degli altri.
Lungo lo stesso tracciato, nella parte bassa, si possono scorgere, dal retro, i 7 pini morti nella Casina del Cardinal Bessarione ma anche altri in un confinante recinto del Servizio Giardini con automezzi parcheggiati, materiali e residui di tagli alla rinfusa.
La situazione di questo ambito di stretta pertinenza del Servizio Giardini del Comune può essere considerata indicativa.
 
Terme di Caracalla (primavera-estate 2023): viceversa, nel vero e proprio complesso archeologico, nonostante la prossimità del focolaio del viale sottostante, i pini appaiono da tutti i lati del perimetro in buona salute e di bell’aspetto, incluso il filare esterno di via Guido Baccelli.
Alcuni esemplari in condizioni critiche spuntano dai vivai posti subito al di là di Via Antoniniana (tra via Baccelli e via delle Terme).

Villa Celimontana (1 apr–lug-19 ott 2023):
situazione discreta dei circa 30 pini di notevole altezza della villa con segni di endoterapia, anche doppia (due giri di fori) per quanto si noti un lieve peggioramento rispetto alla primavera con chiome un po’ rade in alcuni; alcuni giovani esemplari sono stati ripiantati anche anni addietro. 2 pini in condizione critica nella confinante sede del CREA senza segni di endoterapia.  Situazione simile alla villa nel complesso di Santo Stefano Rotondo.
 
Assessorato all’Ambiente di Porta Metronia (primavera-19 ott 2023):
nella sede dell’Assessorato all’Ambiente e della sua Direzione nonché semenzai comunali gli 11 alti pini interni alla recinzione ma che orlano con un bel filare anche via Druso appaiono in buone condizioni; solo un gruppo di 5 pini, di cui uno morto e uno moribondo, presenta condizioni critiche nei pressi del confine con Villa Celimontana dal lato di via della Navicella.
In corrispondenza con tale complesso ed in continuità con la suddetta moria, sul lato opposto di via della Navicella in via di Sant’Erasmo, versante basso del parco dell’Ospedale Britannico, su Google Maps febbraio 2022 si notava una moria di 4 pini; al 26 luglio 2023 6 pini, inclusi quelli secchi, risultano tagliati e sostituiti da lecci.
Alla metà di ottobre 2023 al di là della recinzione di via Druso dell’Assessorato risultavano depositati, ordinati per mucchi di differenti specie, i residui di potature arboree con nastri gialli della Polizia Municipale e fogli esplicativi attaccati.

Bocca della Verità (mar-ott 2023):
segni di malattia ancora non in fase critica ma anche segnali di endoterapia nelle aiuole spartitraffico ed attorno ai templi di Ercole e di Portuno, per quanto anche negli anni precedenti alcuni alberi vi siano stati abbattuti senza essere sostituiti.
A settembre si registra un più sensibile diradamento delle chiome in alcuni esemplari dell’aiuola nei pressi del fontanile sul Lungotevere (15 pini) dove dall’osservazione dei tronchi parrebbero effettuati due cicli di endoterapia (2 fori).
 
Area Sacra di Torre Argentina (1 ago 2023):
appaiono tutti in buone condizioni i 6 pini che restano nell’isolata area archeologica.
 
Stazione Termini e Terme di Diocleziano (primavera-settembre 2023): 30 pini. Caso quasi unico in città.
In piazza dei Cinquecento, di fronte alla stazione e tra i capolinea degli autobus, si trova un insolito e rado popolamento di una trentina di pini domestici dal portamento basso e robusto in buone condizioni, forse residuale ed alquanto isolato, che sino alla primavera di quest’anno non era stato sottoposto a potature; ciononostante i pini mantengono un aspetto in un certo senso più “marittimo” e risulterebbero pervenuti dai Vivai dell’Azienda Maccarese (ora a serio rischio) per le Olimpiadi del 1960.
I pini recano una targhetta identificativa gialla, diversa dal resto delle alberature pubbliche cittadine, con su scritto “Perito Colonna” ad indicare una diversa proprietà del piazzale, non presentano nessun foro di endoterapia e quasi nulli segni di malattia, il che li rende un caso alquanto singolare nel panorama urbano.
Da verificare, inoltre, il progetto di RFI  di riqualificazione della Stazione Termini ma anche del piazzale che potrebbe prevedere interventi di sostituzione/eliminazione dei pini.
La situazione generale del Piazzale dei Cinquecento deve, tuttavia, essere presa in seria considerazione per la piantumazione di nuovi alberi di prima grandezza ed a chiome frondose in quanto, nonostante la presenza del suddetto sparuto gruppo di pini e di lecci ai margini, nel suo insieme rappresenta una delle più vaste e nude estensioni pavimentate senza ombra della Capitale, un’enorme isola di calore.
 
Porta Pia (apr e lug 2023):
all’interno della porta, sia nel parco dell’Ambasciata britannica che nell’antistante Villa Bonaparte, la situazione dei pini appare discreta anche a distanza di mesi.
 
Viminale (8 ago 2023):
Tre isolati pini mal potati e di non bel portamento, ma dall’aspetto sano, ancora adornano le rampe di accesso al Ministero degli Interni.
Altri pini in condizioni analoghe svettano sul retro del complesso al di sopra dei muraglioni di via Balbo.
 
Villa Wolkonsky-Acquedotto Neroniano (mag – lug - ott 2023):
le chiome dei pini emergenti dal muro di cinta della residenza dell’ambasciatore britannico appaiono ad entrambi i sopralluoghi in condizioni discrete.
Anche i 5 pini al di là della strada nell’area verde lineare di via Statilia racchiusa nella recinzione dell’Acquedotto Neroniano e che sino a quest’estate apparivano in non buone condizioni con chiome più rade oggi sembrano essersi ripresi e presentano i segni di doppia endoterapia; tuttavia uno risulta recentemente tagliato ed uno crollato.
 
Porta Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme, Basilica di San Giovanni in Laterano (apr- 12 ott 2023):
su un lungo tratto interno delle Mura Aureliane appaiono in buone condizioni i 5 pini (con fioriere in muratura di 4 m. di diametro) di piazza di Porta Maggiore, con segnali bianchi di endoterapia (due cicli), e gli 8 pini antistanti la basilica di Santa Croce in Gerusalemme e l’Anfiteatro Castrense (2 cicli), confermando l’impressione della primavera.
Situazione analoga nei 5 esemplari residui del Parco lineare Carlo Felice e nei 7 esemplari antistanti la Basilica di San Giovanni (un ciclo).
Anche i pini visibili all’interno della Zona Extraterritoriale del Laterano così come quelli del complesso dell’Ospedale San Giovanni-Addolorata appaiono in condizioni discrete.
 
Aventino (29 marzo e settembre 2023):
la situazione del colle appare generalmente buona sia all’interno dei villini che dei condomini moderni, nel Complesso Santa Prisca e Istituto Pio IX, piazza del Tempio di Diana, nell’unica strada alberata a pini di via delle Terme Deciane (forse doppia endoterapia), al Giardino degli Aranci (buona) con segnali di doppia endoterapia ed al Parco Sant’Alessio (3 pini); alberi con belle chiome anche ai Cavalieri di Malta.
Viceversa, di fronte al Parco Sant’Alessio, nel parco della Scuola Elementare G.G. Badini (civ. 2) 2 alberi morti e altri due in condizioni critiche.
Inoltre, a pochi metri dal muro storico del Giardino degli Aranci segni evidenti di malattia in alcuni pini dentro un istituto religioso sul Clivo di Rocca Savella (chiome prima schiarite e poi diradate).
Rari segni di chiome schiarite sul colle ma ancora nessun esemplare morto in piedi.
In primavera situazione sospetta nella parte bassa all’angolo con Via Marmorata: Hotel Santa Prisca (v. Asinio Pollione), scuola e lungo la pendice meridionale con giovani esemplari colpiti che, tuttavia, ad una verifica di settembre sono apparsi in condizioni migliori e con fori da recente endoterapia.
 
Parco della Resistenza 8 Settembre 1943 (11 apr e fine lug 2023): circa 40 pini adulti, inclusi quelli dell’area cani di via M. Gelsomini.
Vasta area verde alle spalle delle Poste di Testaccio lungo viale della Piramide Cestia, chiusa e ed in preda al degrado per alcuni anni, è stata restituita al decoro ed alla fruizione dalla primavera 2023.
Nonostante i segni di malattia, in primavera, apparivano timidi segni di ripresa più evidenti a luglio ed ancor più ad ottobre con segnali (bianchi) di endoterapia con fori da doppio ciclo.
Altrettanto nei tre pini di Piazza Albania (monumento Giorgio Castriota Scanderbeg).
Solo i pochi pini rimasti esterni al parco e nelle pertinenze dell’Ufficio delle Poste presentano un solo ciclo di endoterapia.
 
San Saba (29 marzo e ottobre 2023): la situazione dei pini a San Saba appare discreta; nella centrale piazza Bernini segnali doppi di endoterapia benchè con segni di malattia ma meglio nella scuola Franchetti  e nella chiesa, in piazza Remuria e di fronte alla chiesa di Santa Balbina.
Altrettanto su viale G. Baccelli lungo il bordo delle Terme di Caracalla segni gialli e bianchi di 2 endoterapie)  e in via Leon Battista Alberti sul lato interno delle Mura.
Tuttavia, due grandi pini degli storici ex Vivai all’inizio del viale (angolo v.le Terme di Caracalla) appaiono in condizioni critiche e senza endoterapia.
Segni più evidenti di malattia nelle non lontane due grandi ville private in fondo a via di Villa Pepoli e via Lucio Fabio Cilone (senza uscita e a ridosso delle Mura Aureliane).
 
Testaccio, Cimiteri Acattolico e del Commonwealth (primavera-ottobre 2023):
Nel rione, una volta operaio, i pini sono concentrati prevalentemente nei due cimiteri al ridosso interno delle Mura Aureliane, tra la Piramide di Caio Cestio ed il Monte Testaccio.
 Qui si nota una significativa differenza tra il Cimitero Acattolico, nel quale risulta essere stato applicato il Nuovo Metodo Corradi e l’aspetto dei grandi alberi appare di salute, rispetto al limitrofo viale di Caio Cestio lungo il quale i pini appaiono tuttora in difficoltà e che risultano aver ricevuto un solo ciclo di endoterapia (fori e segnali); una scultrice tedesca, con studio d’arte sulla strada (ora rientrato nel possesso del Comune), ha confermato di aver presentato a tale proposito nel 2021 un esposto all’allora Presidente del Municipio I Sabrina Alfonsi.
 Nell’antistante Cimitero Militare del Commonwealth di via N. Zabaglia, di altra gestione, compaiono alcuni esemplari in situazione critica all’interno del recinto.
Viceversa, i pini lungo la stessa via Zabaglia, sebbene di non eccelso portamento, appaiono in condizioni migliori.
 
Isola Tiberina (Ospedale Fatebenefratelli) e Lungotevere Farnesina-Sanzio (set 2023):
l’isolato gruppo di pini ad ornamento dell’ospedale appare in buone condizioni così come quelli dell’antistante Piazza Castellani (Ponte Cestio).
Altrettanto i singoli pini di Piazza G.G. Belli, Piazza Trilussa, Villa La Farnesina e John Cabot University.
 
Gianicolo (mar-apr-ott 2023): situazione critica.
Il colle del Gianicolo rappresenta il secondo punto di maggior criticità del Centro Storico.
I pini sono presenti alle due estremità dell’omonima Passeggiata ma sono separati per 300 metri da filari di platani e lecci; in particolare, si rileva una situazione sempre più grave sui due tornanti a monte dell’Ospedale Bambin Gesù già con alcuni esemplari abbattuti nonostante i segnali di doppia endoterapia.
 Analoga situazione più a valle attorno al chiosco bar-belvedere antistante l’entrata dell’ospedale; tuttavia, nelle sue immediate vicinanze tutti i pini all’interno ed all’esterno della Pontificia Università Urbaniana appaiono in buone condizioni.
Nel panoramico Piazzale Garibaldi, viceversa, dei 9 pini presenti uno solo risultava morto in piedi e abbattuto a maggio 2023 mentre gli altri, tutti dal lato del bastione, appaiono in salute con segnali di doppia endoterapia; da quel punto, tuttavia, si scorge una sempre più evidente moria all’esterno delle mura sulla collina di Villa Abamelek (ambasciata russa) e nei pressi della Chiesa Ortodossa.
Buone condizioni dei pini dell’Accademia Americana (villa Aurelia, vie Masina e Medici).
 
Villa Sciarra: (apr - ago – 19 ott 2023): situazione critica.
I circa 20 pini della villa presentano tutti segni evidenti di malattia.
Tuttavia, rispetto alla primavera si nota un leggero miglioramento nel gruppo concentrato presso l’entrata principale con doppio giro di fori di endoterapia.
Viceversa, in peggioramento i 2 pini moribondi che abbelliscono l’estremo spigolo sud-occidentale delle Mura Gianicolensi e verso il tratto di mura franato (forse 1 solo ciclo) + 1 abbattuto.
Una prosecuzione di tale situazione si può notare in un gruppo di pini privati a valle della villa su via Calandrelli.
Situazione migliore per i pini dei villini esterni alle Mura.
Da notare: un esemplare monumentale di Pino d’Aleppo di fronte all’edificio principale.
 
Città del Vaticano (primavera-ottobre 2023):
in generale, le numerose chiome di pino emergenti dal circuito delle Mura Vaticane ha offerto nel corso del primo semestre 2023 e sino all’autunno un’immagine di salute per quanto si possa notare una leggera differenza in meglio sul versante settentrionale di viale Vaticano rispetto a quello meridionale verso la Stazione San Pietro.
 
Castel Sant’Angelo (mar-lug-set 2023):
Circa 90 pini sono stati equamente distribuiti sui bastioni esterni e nel giardino situato alle spalle del castello.
A primavera 2023 si notavano segnali bianchi di endoterapia (un numero di fori anche di 12 per albero evidenzia due cicli), aspetto d’insieme buono, benché esili in altezza e alcuni esemplari un po’ peggio; tuttavia, all’osservazione estiva del luglio-settembre 2023 la situazione è apparsa in parziale peggioramento con diradamenti nelle chiome soprattutto nei bastioni sul lato di via Crescenzio e di via delle Fosse di Castello.
Viceversa, appare in salute il gruppo di pini di fronte a via della Conciliazione, all’altezza del cantiere recentemente aperto, dove massimo è il passaggio di turisti.


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