Sezione di Roma
Vai ai contenuti

“L’AVVOCATO DEGLI ALBERI”

Italia Nostra Roma
Pubblicato in Contributi di Riflessione · Lunedì 03 Lug 2023
Tags: SosPini
Pubblichiamo l’intervista realizzata dalla nostra Socia Jacopa Stinchelli al dott. agronomo di fama internazionale, paesaggista e botanico Daniele Zanzi

In 140 anni solo tre italiani sono approdati al Chelsea Flower di Londra, il prestigioso concorso internazionale dei giardini più belli, tra questi l’agronomo di Varese Daniele Zanzi, che nel 2010 è stato insignito della “Bronze Medal” da Sua Maestà la Regina Elisabetta II in persona.
 
Abbiamo potuto ascoltare di recente questo straordinario professionista dell’arboricoltura, durante l’assemblea cittadina delle associazioni romane a tutela dei grandi alberi, del suolo e del paesaggio urbano, promossa dal Coordinamento del Regolamento del Verde di Roma Capitale, il 20 maggio 2023 e poi di nuovo di recente, per intervistarlo sull’importanza vitale dei grandi alberi nelle città italiane e l’assurdità di un conflitto atavico che purtroppo viene strumentalizzato dalla speculazione industriale. Il greenwashing è termine internazionale per indicare gli ecologisti di facciata, interessati al verde delle banconote.
 
Roma attraversa da molti anni una profonda crisi nella gestione del verde e del patrimonio degli alberi monumentali e delle storiche ville, sono andate distrutte intere pinete. Gli appalti milionari non hanno migliorato la situazione, anzi, è per questo che agronomi come Daniele Zanzi possono fare la differenza.
 
J.S. IN: Dott. Zanzi, partiamo da un quadro generale, i media ci trasmettono la preoccupazione per le emissioni di Co2, parlano di transizione ecologica per contrastare il cambiamento climatico, eppure si continuano ad abbattere grandi alberi in tutta Italia con i pretesti più diversi ….
D.Z.: “In materia di ambiente si usa una vernice “verde” per stanziare soldi. In nome dell’ambiente, vale a dire, si distrugge l’ambiente. Si abbattono alberi per costruire piste ciclabili, ad esempio, e abbiamo visto con quali risultati in Romagna.
Si usa questo termine “riqualificare”, diffidate di questo termine perché nasconde l’abuso. Piovono soldi dall’Europa e occorre spenderli, quindi si piantano nuovi alberi, sempre in nome delle “riqualificazioni”, ma questi nuovi non è detto che sopravvivano nei terreni ormai impoveriti dalle scavatrici, ma soprattutto non valgono quanto quelli adulti e secolari abbattuti. Solo loro infatti sono in grado di ridurre sensibilmente le famigerate emissioni di Co2. L’unica soluzione la abbiamo già e invece li abbattiamo? Mi batterò sempre per i grandi alberi, enormi depositi di Co2, che loro trasformano in ossigeno come sappiamo sin dalle scuole elementari.”
 
Dott. Zanzi lei ha avuto un’importante esperienza a livello amministrativo come Vice Sindaco di Varese, ha spesso parlato di alberi come banche, come depositi appunto, può spiegarci meglio come le amministrazioni pubbliche e private dovrebbero comprendere il valore di investire nel mantenimento degli alberi adulti?
D.Z.: “Sì per spiegare a chi non li ama l’importanza degli alberi monumentali, glieli descrivo come banche, ricchi depositi, non solo di Co2 come abbiamo già detto, ma di lignina e cellulosa, milioni di atomi, messi in sicurezza come in un caveau. E noi che facciamo? Li tagliamo in nome della “riqualificazione”? Quindi distruggiamo una banca centenaria, per poi (se tutto va bene) sostituirla con 5 o 6 nuove banche vergini?
Al Congresso Europeo del 2022 a Malmoe in Svezia è stato dimostrato scientificamente: per sostituire il valore ambientale di una quercia di 80 anni occorrono dalle 2000 alle 3000 giovani piante alte 2/3 metri. Dovremmo destinare intere aree verdi per questo scopo e non mi sembra che qualche amministrazione nostrana lo stia facendo.
La deforestazione è una realtà planetaria che avanza a ritmi spaventosi come dicono i dati statistici e tutte le auto elettriche del mondo non riusciranno a eliminare i danni irreversibili fatti dall’uomo, piuttosto che nuovi alberi pensiamo a mantenere sani quelli che già ci sono da tanti decenni e molti nel nostro paese da secoli. Le amministrazioni trovano e spendono soldi per i nuovi alberi, ma non per quelli secolari già esistenti, è una cosa che desta più di un sospetto che diventa certezza quando gli stessi “nuovi” alberi non sopravvivono”.
 
J.S. IN: Dott. Zanzi, è quasi riduttivo chiamarla agronomo, lei è autore di guide e compendi, traduttore di testi fondamentali, partecipa e viene premiato a congressi scientifici internazionali, arboricoltore, imprenditore e amministratore comunale come abbiamo già detto, divulgatore scientifico in televisione, quanto è importante trasmettere il sapere ai cittadini che amano gli alberi monumentali e il paesaggio italiano e lo vogliono difendere?
D.Z.: “Quando i cittadini protestano, si affliggono, si lamentano e si stringono intorno a dei filari di pini domestici o a singoli alberi monumentali, stanno esercitando il loro pieno diritto alla partecipazione e le amministrazioni devono ascoltarli, molte volte ne capiscono più i cittadini degli agronomi.
L’importanza degli alberi ha assunto nella moderna società una preminenza che fino a qualche decennio fa era misconosciuta. Gli alberi non solo fanno paesaggio, hanno una vitale funzione sulla nostra salute e su quella del Pianeta, ma costituiscono un ancestrale legame affettivo a storie e vicende locali. In poche parole entrano a far parte della comunità medesima in cui sono radicati.
 
J.S. IN: Dott. Zanzi lei dice in fatto di alberi “spesso ne capiscono più i cittadini degli agronomi”, si tratta di una provocazione?
D.Z.: Intendo dire che molti si nascondono dietro a un linguaggio tecnico, compreso solo da una nicchia, a posta per mistificare temi che invece hanno a che fare con esseri viventi, gli alberi meritano che li si curi con attenzione in scienza sì, ma anche in coscienza. Non stiamo alla lezione di anatomia dove sul nostro lettino giace un corpo morto. L’albero è un organismo vivente e gli dobbiamo tutte le attenzioni necessarie, i grandi alberi sono un patrimonio comune ed è diritto/dovere di noi tutti cittadini poterli difendere. Come agronomo mi chiamano in tutta Italia per difendere gli alberi minacciati e io faccio perizie, a titolo non oneroso, se ritengo in scienza e coscienza che si debbano salvare. Quindi mi sono guadagnato l’appellativo di “avvocato degli alberi”. Purtroppo ai miei colleghi si richiedono con troppa disinvoltura perizie finalizzate all’abbattimento, diciamo che più che altro sono perizie finalizzate ai soldi di Bruxelles”.
 
J.S. IN: Dott. Zanzi veniamo al caso di Roma, un tempo caput mundi ora solo capitale. Avrebbe un regolamento del verde, ma è disatteso e calpestato dagli stessi a cui è affidato il verde, senza sanzioni. Tuttavia le leggi a tutela del patrimonio paesaggistico e arboreo e quindi le sanzioni a livello nazionale ci sono, come si può intervenire?
D.Z: Autorevolezza e autorità, le due cose devono sempre andare insieme, così come la scienza e la coscienza. Gli alberi ci insegnano in questo senso, con il loro restare fermi, ci insegnano l’adattamento non il conflitto. Invece in nome della novità, del “green” gli amministratori avallano di fatto una rottamazione degli alberi.
Forse pensano di distruggere Roma per farne una nuova, come dei novelli Neroni? Tuttavia gli alberi non sono palazzi che si buttano giù distruggendo e riqualificando, il danno apportato al bene comune è irreversibile. Questi nuovi progetti su cui piovono soldi, di solito non prevedono gli alberi monumentali, non sono più considerati alberi di città, eppure sappiamo come i pin domestici di Roma siano alberi identitari e iconici. La loro perdita sarebbe un disastro. Questi veri e propri monumenti, sono patrimoni di biodiversità, macro fauna e microfauna e fertilità del terreno, farli fuori vuol dire ogni volta commettere una strage. C’è una legge che limita i periodi in cui gli alberi sono avvicinati dalle motoseghe. Chi non rispetta queste leggi deve essere denunciato. Inoltre ci sono intere aree tutelate, le ville storiche. Ho progettato oltre 200 giardini e spazi verdi nella mia vita, ho curato il restauro botanico di numerosi giardini storici in Italia e all’estero. Sono stato consulente di molti enti, municipalità e istituti scientifici. Il restauro è anche botanico, quindi non si possono spazzare via interi parchi con la scusa dei parassiti, in condizioni di salute normale dell’albero, i parassiti convivono. Per gli alberi monumentali La legislazione si è finalmente adeguata all’oggettivazione dei criteri per cui un albero può essere definito monumentale e quindi meritevole di tutela; ci sono voluti decenni per arrivare a questo risultato.
 
J.S. IN: Dott. Zanzi, lei ha parlato di “città-bosco”, città a misura d’albero, affinché si restituisca la condizione migliore per la convivenza dei grandi alberi nel tessuto urbano, insieme agli esseri umani che invece spesso sono la causa del loro male.
D.Z. In natura l’albero vive a gruppi, non in fila, non singoli, non sono oggetti d’arredamento. L’albero deve essere compreso, non parla ma parla, non si muove, ma le sue radici comunicano e i suoi abitanti viaggiano. In natura i parassiti convivono con gli alberi, non ne causano la morte. Pertanto occorre una rivoluzione fitopatologia, ribaltare il concetto che gli alberi siano dei malati come gli esseri umani, che necessitano di medicine. Le piante sono sì organismi vivi e viventi, ma hanno la forza interna di svilupparsi nonostante i parassiti. Noi non dobbiamo indebolire le loro energie nelle città, proteggendo e curando le loro aree.
In natura il terreno è un substrato permeabile, le piante hanno livelli energetici elevati, i parassiti hanno una funzione, la convivenza provoca un equilibrio dinamico, è come un’altalena a due: funziona se c’è un equilibrio, è un meccanismo che ha bisogno di muoversi, i parassiti sono associati, non patogeni. La vita naturale è associazionismo, si concorre ma insieme.
 
J.S. Si può dire allora che i grandi alberi, penso ai magnifici pini di Roma, si ammalano soprattutto a causa del degrado urbano? Nel caso dei pini, infatti, può un solo parassita “alieno” essere la causa della sparizione di intere pinete (Ostia, Villa Ada, Pineta Sacchetti, Villa Glori, Monte Mario e ora anche Villa Borghese)?
DZ: I pini domestici di Villa Borghese li ho annoverati tra i miei alberi monumentali del cuore, è un dolore e un danno immane averli condannati a morte. Le piante in generale cedono alle malattie e ai parassiti solo quando attaccate da più fattori patogeni. Se vogliamo tutelare i pini domestici in città dobbiamo smetterla di ferirli con le motoseghe. gli alberi hanno tempi di reazione alle ferite molto lenti rispetto a noi che se ci tagliano un braccio sanguiniamo subito. Ma purtroppo prima o poi i danni di queste ferite si fanno sentire. A Roma ho visto veri e propri scempi. Occorre ribadire che le chiome dei pini domestici sono intangibili, devono poter crescere ad ombrello. Incredibile dover ripetere che non esiste “potatura” per i pini. Dove sono i miei colleghi agronomi? Le loro radici devono essere rispettate e invece so che tanti troppi lavori di rifacimento stradale le danneggiano, ciò che vediamo sulle loro chiome, rovinate da vari parassiti, è lo specchio di ciò che è stato fatto alle loro radici. E poi il suolo, ho visto intere pinete sparire… siamo sicuri che non ci fossero stati incendi prima, erosione del suolo quindi, accampamenti abusivi? in una situazione come questa è chiaro che il pino domestico, indebolito, è attaccato dai parassiti, non solo la cocciniglia. Sugli esemplari ammalati si affastellano negli anni, agenti patogeni concomitanti.
 
Qualche mese fa Italia Nostra ha ribadito la proposta già avanzata all’Assessorato all’Ambiente per salvare i pini domestici (pinus pinea) di Roma: nominare al più presto un Commissario Straordinario per i Pini e per gli alberi monumentali della Città Eterna, questo Commissario Straordinario potrebbe essere proprio Daniele Zanzi, “l’avvocato degli alberi”.


Torna ai contenuti