AGLI STATI GENERALI DEL VERDE I PINI NON POSSONO ENTRARE
Italia Nostra Roma, pur
avendo eletto i pini ad una delle sue principali vertenze, non potrà parlare
agli Stati generali del Verde. Nulla da stupirsi.
Parleremo dunque con due nostre
Relazioni sullo Stato dei pini e sulle cure endoterapiche.
1 - Le cure sono
state fatte.
Ma contemporaneamente alle
deleterie potature, che indeboliscono gli alberi malati.
Questo aspetto e le modalità di
raccolta, di stoccaggio, di trasporto del materiale di risulta delle potature
lascia assai preoccupati, poiché non rispetta le rigorose "LINEE GUIDA
GESTIONE MATERIALE RISULTA POTATURE PINI INFESTATI DA TOUMEYELLA"
APPROVATE DAL COMITATO FITOSANITARIO NAZIONALE, nella seduta del 22 febb.23.
(Non più tardi di ieri avveniva
per i pini di Ponte Flaminio).
2° - Allo stesso tempo la
cura endoterapica è stata applicata ai pini di Roma, e di questo ci
rallegriamo. Ma solo a metà. Le cure sono state portate sul campo in modo
caotico e privo della logica, che dovrebbe portare a contenere la diffusione,
curando in modo omogeneo e sistematico ogni settore.
In più lascia assai interdetti il
riscontrare: su alcuni pini 2 applicazioni come si discerne dal numero dei
buchi. Su altri una sola applicazione. Su altri ancora nessuna applicazione.
Mentre i segni colorati applicati alla corteccia non sono comprensibili.
Mentre manca una catalogazione
digitale accessibile dello stato di ciascun pino. Accessibile a tutti i
cittadini (contro la trasparenza ed il diritto a conoscere).
I risultati di tale modo di
procedere si possono leggere nelle due allegate relazioni.
Una sui pini del Centro Storico.
Una sulla situazione di tutta la
città.
3 - Ancora dubbi
provengono dalla roulette russa degli abbattimenti. Che a volte come nel
recente caso del Ministero degli Esteri vedono abbattimenti parziali delle
alberate in cui si lasciano i pini a inizio alberata, e qualcuno a metà strada.
Appare tutto orchestrato per non
dare la sensazione di eliminare l'alberata, in attesa di riempire i vuoti con
altre specie per cancellarla. Cancellarla anche progressivamente dalla mente
dei cittadini. Vari gli esempi da portare.
4° - In tutto ciò va detto
che alcuni quadranti urbani vedono situazioni di benessere complessivo dei
pini.
Altre miserevoli distese di morte
come a Monte Mario ed a Monte Antenne. Che si sono aggiunte al disastro del tutto
incontrastato di Castel Fusano, nonostante le cure applicate agli esemplari più
belli e svettanti lungo le strade, ora tutto morti. (Cure senza effetti!).
5 - L’Assessora esce
da questo lungo tragitto amministrativo, bene, per aver dato inizio alla
controffensiva e per aver stanziato i fondi per le cure per prima.
Non esce bene a causa delle
modalità di applicazione delle cure nel campo concreto e sterminato della città
per l'evidente carenza degli uffici smantellati progressivamente da un trentennio.
Ora il nostro richiamo all’applicazione
delle cure con rinnovate energie, migliore organizzazione, maggiori controlli e
regole di metodo imprescindibili è rafforzato dalle novità che giungono dal
CREA.
L' antagonista naturale alla
Toumeyella parvicornis è stato scoperto.
Tra 2, 3, o 4 anni sarà
disponibile con ogni probabilità.
Ora ogni pino lasciato al suo
destino può essere considerato un vero delitto.
Poiché tra a breve, pochi anni,
potrebbe tornare a donare alla città la sua presenza in pieno rigoglio di
colori e bellezza ed in piene funzioni sistemiche contro le isole di calore e
nell’apporto di ossigeno.
Qui si pone all' Assessora una
domanda imprescindibile:
"Che senso ha la sua
affermazione sulla scarsa o nulla efficacia del Pino di assorbire CO2, che la
ha portata a concludere che sarà del tutto escluso dalla " Forestazione
Urbana"? (assemblea II Municipio di 20 giorni fa).
Noi rispondiamo subito con il
CREA che "il Pino è una pianta che costruisce i suoi tessuti, e la sua
poderosa stazza sintetizzando materia organica a partire dalla CO2 (anidride
carbonica) grazie alla fotosintesi e che quindi si tratta di affermazione
infondata.
Alla Assessora Alfonsi noi
diciamo, oggi, sia pur da una piccionaia emarginata, di ascoltare le voci delle
tante associazioni e cittadini che guardano alla sparizione dei pini con
amarezza profonda.
Che girano, fanno sopralluoghi,
conoscono la realtà del territorio.
Da essi non può venire altro che
una serie di contributi capaci di portare il Comune di Roma a vincere questa
sfida.
Meglio loro che i tanti agronomi
speditivi, e tanti amministratori che, ancora, per sanare i danni alle
pavimentazioni stradali, non sanno fare altro che segare ed abbattere per
sempre. Senza sapere, o voler sapere, che i rimedi ci sono da anni.