MORAVIA RINGRAZIA. SALVATO IN EXTREMIS IL SUO VILLINO
La tutela delle architetture e dei tessuti specialissimi d'epoca della città storica, che fanno di Roma una città diversa e straordinaria, è, a volte, appesa al caso, alla buona volontà dei samaritani di passaggio, alle iniziative delle associazioni che operano a tutela del patrimonio culturale e, quindi, anche di Italia Nostra Roma.
Il 28 ottobre all'angolo del Villino di via Pinciana, per anni grazioso alberghetto che guarda l'ingresso della Galleria Borghese, è comparso alla base dei ponteggi una grande pubblicità della ditta ETR Demolition. Il consigliere di IN, Alessandro Urbani Cremona, esperto di toponomastica di Roma, grazie alle sue infinite mappe digitali si è detto: "Questa è un'opera dell’architetto Pincherle" ed ha allarmato l’Associazione dopo aver trovato tutte le conferme che cercava e molto di più agli Archivi Capitolini.
Era la casa dell'infanzia di Moravia e l'architetto Pincherle l'aveva costruita nei primissimi anni del Novecento per sé e per la sua famiglia, compreso naturalmente Alberto Moravia, suo figlio.
La sera stessa Italia Nostra ha con la massima urgenza inviato un telegramma (ah la potenza dei vecchi telegrammi!) ed a seguire una e-mail per la Sovrintendenza capitolina e una pec per la Soprintendenza di Stato. Tutto ciò a sei anni dalla brutta storia del Villino di via Ticino.
Da quanto emerso sulla stampa ma anche dalla movimentazione di cantiere in essere il villino è oggetto di lavori edili che, secondo il cartello esposto, potrebbero comportare addirittura la demolizione dell’edificio, circostanza che determinerebbe la perdita di una testimonianza architettonico-culturale facente parte del tessuto urbano storico della città di Roma (situato a meno di venti metri dall’ingresso del Museo Borghese), e ricadente, tra l’altro, nella zona A di PRG e nella buffer zone del sito Unesco della capitale.
Oggi veniamo indirettamente a sapere che non si tratta di demolizione ma di semplice ristrutturazione. Qualcuno potrebbe dire "allora non era così grave". Purtroppo l'italiano quando diventa tecnico tradisce la realtà. Innanzitutto la categoria d’intervento di che trattasi, riportata nel cartello, consente anche la demolizione/ricostruzione dell’edificio (si noti che l’art. 3 del DPR 380 del 2001 non consente tra l’altro tale operazione in zona A di PRG, dove è collocato il villino). Inoltre se vi fosse applicata la normativa sulla “rigenerazione urbana” i lavori di ristrutturazione, con l'aggiunta del 20% della volumetria (operazione già avvenuta in esempli eclatanti già denunciati da Italia Nostra Roma), potrebbero rendere del tutto irriconoscibile, anche nell’ipotesi che non venga demolito, l’edificio.
L’appello di inibizione/sospensione dei lavori è il contestuale avvio della procedura di vincolo è stato oggi inviato al ministro della cultura e ai suoi uffici.
Il caso è ora all’esame degli uffici ministeriali e comunali, dai quali si attendono non solo iniziative idonee alla conservazione del villino Pincherle ma la messa in atto di tutti quegli strumenti di pianificazione, tra l’altro già previsti dalle normative di settore, per la tutela dei complessi edilizi storici e dei tessuti ormai consolidati, ma anche dei singoli esempi architettonici, pur isolati nel contesto urbano, che fanno la vera fisionomia della nostra città, unica al mondo.
Un ringraziamento speciale, anche a due esponenti politici municipali: Nathalie Naim consigliere del primo Municipio (che per suo conto aveva dato inizio ad un accesso agli atti) ed alla presidente del secondo Municipio, Francesca Del Bello, pronta a tirare le redini del cavallo in corsa.