TENUTA DELLA BARBUTA, UN TERRITORIO DA PRESERVARE
Il paventato trasferimento degli autodemolitori snaturerebbe
il valore storico-paesistico-culturale
Un lembo di
campagna romana miracolosamente scampato alle edificazioni, la Tenuta della
Barbuta, di circa 30 ettari, rappresenta un unicum per caratteristiche
storico-ambientali e culturali.
Sembra che
l’Amministrazione capitolina sia orientata a trasferire in questo pregiato
lembo di campagna romana, cerniera con il Parco dei Castelli Romani, gli
autodemolitori che oggi occupano il futuro Parco archeologico di Centocelle. Un
rimedio peggiore del male, a cui Italia Nostra Roma si oppone, per i seguenti
motivi:
- rammentando all’Amministrazione capitolina che la Tenuta della Barbuta, con Decreto del ministero dei Beni culturali del 16 ottobre 1998, è inserita fra le zone di interesse archeologico e paesaggistico, quale area limitrofa al Parco dell’Appia;
- secondo le prescrizioni del Piano territoriale paesistico regionale 15/12, va utilizzata come area di verde pubblico con realizzazione di un parco attrezzato;
- La Barbuta, va ricordato, venne destinata a Verde Pubblico di PRG, già con la Variante di Salvaguardia del 1991, e inserita in tal modo nella Variante delle Certezze del 1997 della Giunta Rutelli;
- nel 91, venne non solo destinata a Verde Pubblico, ma contemporaneamente acquisita al demanio comunale, a seguito di una permuta con un Consorzio di Cooperative che aveva già assegnato gli appartamenti, acquistati quando la vecchia destinazione era E1. Il caso venne trattato direttamente in Consiglio Comunale in considerazione, del suo ruolo di fascia cuscinetto per la Via Appia Antica, che in quel sito corre a meno di 500 metri, talché la sua posizione ed estensione concorrono a preservare l’iconico cono visuale dalla Via Appia antica al Monte Cavo ed al Vulcano laziale che si conserva solo a quell’altezza del tracciato dell’Appia Antica;
- vanno poi considerate le indicazioni del Decreto-legge 209 del 2003, che individua con rigidi criteri i requisiti relativi a centri di raccolta e impianti di autodemolizione, per cui non si comprende come si possa collocare la medesima attività in un’area tutelata da vincolo paesistico ed archeologico;
- nell’area si è riscontrata anche una vulnerabilità geologica, collegata alla estrazione di acque delle sorgenti Appia e Santa Maria alle Capannelle, condizione totalmente incompatibile con attività in grado di mettere a rischio le falde acquifere.
Compromettere
un territorio siffatto, collocato nel VII municipio di Roma e confinante con il
Comune di Ciampino, parte integrante della campagna romana e attiguo a
rilevanti presenze archeologiche e monumentali, sarebbe come togliere un
tassello essenziale al futuro del Parco Archeologico e Regionale dell’Appia
Antica.
Forse nessun’altra
area agricola romana possiede tanti requisiti di intangibilità.
E non a caso
la Tenuta della Barbuta è scampata ben presto ad un progetto di quartiere per
Rom, avviato con molta noncuranza nel 2014, finanziato non gratuitamente dal
Gruppo Leroy Merlin, che pretendeva in compenso un suo centro commerciale,
proprio lì, all’incrocio GRA – Appia Nuova.
Italia Nostra Roma chiede
pertanto, all’amministrazione di Roma Capitale, di rinunciare a progetti di
rottamatori in quel sito ed al contrario di continuare e concludere l’iter
avviato dalle Varianti di Salvaguardia e da quella delle Certezza per includere
al più presto, d’accordo con la Regione, il complesso Ippodromo delle
Capannelle-Barbuta nei confini irrinunciabili del Parco dell’Appia.