VIA GIULIA: RIAVVIARE IL PROCESSO PARTECIPATIVO
Pubblicato in Comunicati Stampa Nazionali · Giovedì 16 Mar 2023 · 2:45
Tags: GiardinoViaGiulia, ViaGiulia
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Italia Nostra Roma segue con attenzione le vicende e le discussioni
che oggi si aggiungono alla già ricca “storia” del “giardino” di via Giulia. La
quale, nonostante un abbandono quasi secolare, la costruzione di un parcheggio
multipiano interrato, la difficile frequentazione di commercianti e cittadini,
continua ad avere di sé l’immagine appunto di un disastrato sedime postbellico.
L’apparire tale è anche dovuto al perenne stato di cantiere, pur non avendosi a
recriminare ritardi e disfunzioni da “archeologie” e “Belle Arti”. Anzi,
converrà qui ricordare che i pareri già acquisiti agli atti dei pregressi
progetti sono già decaduti avendo superato il quinquennio e dovendosi richiedere
un loro necessario aggiornamento.
Non
abbiamo fin qui interferito nella scelta delle soluzioni proposte pur ritenendo
necessario che un’area di così altissimo rilievo per la città – l’asse edilizio
realizzato in diverso tempo è il primo impianto urbano organico dell’età
moderna dovuta all’intervento determinante di Donato Bramante - fosse degna di
particolari e meditate attenzioni. Siamo infatti convinti che una soluzione
alle sue relitte connotazioni, sia un “progetto” di Restauro urbanistico che non
si esaurisca piuttosto nella estemporanea pretesa di “quartiere” di un
giardinetto o di “verde pubblico”; del resto da molto tempo è nota
l’impossibilità di realizzare quinte arboree ed alberate per il fatto che le
sezioni di riempimento vegetale non sono sufficienti allo scopo. La soluzione
deve prendere in considerazione anche l’assetto dello “slargo” della Moretta:
spazio risultante dal medesimo sventramento, il quale rischia di rimanere
un’area di vecchi e incomprensibili ruderi.
Il
problema di via Giulia, che presto raggiungerà la soglia del ventennio,
richiede forse un ripensamento sistematico. La rincorsa ad una soluzione rapida
e veloce è foriera di “affrettate” decisioni di basso profilo e di
inconsistente realizzazione. Si è
parlato con molta approssimazione di un “Giardino Barocco”, di uno “Segreto” e
adesso ci si aspetta un’idea che sia in grado di far sopravvivere le strutture incautamente
elevate di murazioni di confine in modernissimi blocchi in laterizio a massa
alleggerita e porizzato. Sarebbe stato infatti opportuno e necessario, come di
prassi nelle procedure di Restauro, l’uso di materiali e tecniche di
tradizione. Il risultato “sconcertante” risiede infatti, nonostante il tempo
trascorso, nel devastante impatto della tecnologia contemporanea; a nulla
varrebbe aggiungere una tinteggiatura od una finitura la quale fin d’ora si
denuncia come peggiorativa dell’attuale stato. Tale aspetto è inoltre per la
gran parte responsabile dell’atteggiamento repulsivo della cittadinanza e delle
associazioni dei cittadini, i quali si ritrovano nel cuore della Roma farnesiana,
in mezzo a giardinetti e muretti da periferie urbane.
Risulta
ora necessario riavviare quel filo di partecipazione che si è interrotto nel
lungo tempo di una realizzazione rivelatasi non più percorribile. Ripensare ad
una strategia complessiva che parta da una indagine del tessuto storico perduto
il quale non può essere semplicemente affidato alla testimonianza storiografica,
ma che deve fare parte integrante e consistente di una cosciente
“processualità” urbana ed edilizia.