VILLA BIANCA: UN CASO ECLATANTE DI TRASFORMAZIONE EDILIZIA E URBANISTICA DELLA CITTÀ STORICA
Su quali siano i pericoli per la
conservazione del tessuto urbano storico della città di Roma e le insidie nascoste,
ma neanche tanto, tra le pieghe normative delle modifiche alle NTA del PRG, Italia
Nostra Roma ha già avuto modo di pronunciarsi in varie sedi e formalmente
nell’audizione avuta in Commissione urbanistica, a supporto della quale ha
prodotto un dettagliato documento.
Alcuni
esempi devastanti sui risultati che l’applicazione della normativa sulla
rigenerazione urbana ha procurato e sta procurando, by passando le tutele che
il PRG ha riservato all’edilizia storica di quartieri novecenteschi, sono sotto
gli occhi di tutti. Basta percorrere la via Flaminia e guardare verso la
collina dei Parioli o passare per il quartiere San Lorenzo per avere modo di
apprezzare la portata sul paesaggio urbano di interventi di sostituzione
edilizia o di ristrutturazione con premialità volumetrica che hanno stravolto il
profilo di parte di città e architetture d’epoca.
È
ora il caso di Villa Bianca! Una storica clinica degli anni ’30, ed annesso
parco, ormai demolita e su cui, con il benestare del governo cittadino,
lievitano man mano gli appetiti degli imprenditori.
Com’è
ormai largamente noto sull’area ove sorgeva la villa è in corso un’operazione
edilizia ad opera della società Green Stone, supportata dalla BNL Paribas, che
ha per oggetto la costruzione di un impianto residenziale di cui, ad oggi, non
si conoscono ancora bene i contorni e l’effettiva portata essendo tra l’altro in
corso una “variante” al progetto già approvato.
La storia della
trasformazione edilizia della villa, alquanto complessa, si può riassumere
ricordando che nel 2005 alla originaria società GVM, allora proprietaria della
clinica, venne rilasciato un permesso di costruire per la ristrutturazione del
pregevole edificio storico, quello che aveva ospitato la clinica Villa Bianca,
corredata di un parco di pini secolari.
Da allora, il cambio
di proprietà e il susseguirsi di progetti edilizi di diversa natura e
consistenza, hanno portato all’attuale permesso di costruire finalizzato alla
costruzione di due palazzine, di 6 piani ciascuna, e la realizzazione di 144 alloggi
grazie alla premialità consentita dall’applicazione dell’art.3 del “Piano
casa”.
L’ulteriore
novità di una variante al progetto in essere - che prevederebbe la costruzione
di ben 4 edifici e un conseguente ulteriore aumento di cubature, con moltiplicazione
di alloggi e abitanti - ha allarmato i residenti, già fortemente preoccupati
dallo stravolgimento edilizio e urbanistico del quadrante urbano per i lavori
in corso, e ha trovato eco in Commissioni e consiglieri municipali di tutte le
sigle politiche, dichiaratisi pubblicamente contrari alla realizzazione del
progetto che verrebbe ad impattare negativamente, deturpandone l’assetto
urbanistico ed edilizio, su uno degli angoli storici più pregevoli dell’area,
contiguo e continuo allo storico Parco Nemorense, progettato da Raffaele Di
Vico e sottoposto a tutela.
Il tessuto
urbanistico nella città storica verrebbe difatti significativamente stravolto a
prescindere dalla modifica degli standard e dell’appesantimento della rete
ecologica esistente, senza sottacere l’impatto estetico e la modifica di
continuità del tessuto che, come dimostrato dal Piano Regolatore Generale e
dalle sue attente analisi, costituiscono un alto valore comunitario e di riconoscimento
sociale e civico. L’impatto negativo sui valori immobiliari diffusi, così come
rilevato dall’esperienza del palazzo (casa in linea) di via Ticino, che ha
sostituito una “villetta”, risulterebbe altamente rilevante.
Le opere, una
volta concluse, verrebbero ad incidere altresì pesantemente sul carico
demografico e urbanistico del quartiere; sui servizi e di quant’altro ha
conseguenza dall’otturamento edilizio di un’area urbanisticamente già satura.
A tali
criticità di natura urbanistica si aggiungerebbe la perdita delle valenze
culturali e paesaggistiche caratterizzanti la zona (su cui è attestata la presenza
di gallerie catacombali) già in parte avvenuta con la demolizione della villa
storica.
Per tutte le
suddette motivazioni Italia Nostra Roma chiede, in coerenza con il
mandato statutario, che venga salvaguardato il tessuto urbano storico del
quadrante in questione e che non si proceda alla variante prospettata, la quale
avrebbe una inevitabile ricaduta sull’assetto urbanistico e infrastrutturale
dell’area. Non si tratterebbe più, infatti, di un’operazione di demolizione e
ricostruzione con premialità, di vario genere e natura, bensì di un complesso
intervento di natura urbanistica su tessuto storico effettuato in assenza degli
strumenti e delle procedure che sono proprie di operazioni edilizie e
infrastrutturali di tale portata.
La
legislazione vigente, nazionale e di Piano regolatore, prevede strumenti e
modalità d’intervento specifici a tutela della città storica che, in quanto tale, è un
nodo essenziale della “sostenibilità urbana”. Essa deve essere salvaguardata e
mantenuta come un bene d’insieme e non come un mero tessuto edilizio senza
particolare valore nel quale sono presenti emergenze architettoniche da
tutelare. Il concreto rischio, come per Villa Bianca , come già avvenuto in
altri casi, è quello di diffondere interventi di demolizione e ricostruzione
anche nelle parti che maggiormente custodiscono il carattere significante della
città e la memoria storica di una comunità.
L’assimilazione
della Città storica alle altre zone urbane con l’applicazione delle norme per
la riqualificazione a tutti i costi costituisce un arretramento sul piano
culturale e giuridico, regressivo rispetto alle pratiche di buona
pianificazione.
Italia Nostra Roma ritiene che la città storica vada
difesa secondo questi principi ed auspica che la modifica in itinere alla
“Carta della qualità” assicuri una indispensabile crescita della qualità
progettuale ed edilizia ridotta oggi a delle semplici sostituzioni tecnologiche
edili a “basso costo”, di semplice profitto commerciale ma di grande scompenso
ambientale.
Su tale convincimento Italia Nostra Roma,
vicina alle altre Associazioni e a sostegno dei Comitati dei residenti del
quartiere, si augura che l’amministrazione comunale voglia assumersi la
responsabilità di salvaguardare ciò che ancora resta dell’area di pertinenza di
Villa Bianca e del tessuto urbano storico del contesto, riservandosi ogni
iniziativa volta ad evitare che interessi della proprietà privata vadano a
ledere quelli della collettività mediante lo stravolgimento edilizio e del
tessuto sociale di uno dei quadranti più significativi della città.
Sarebbe un segno di buona politica adottare,
senza ambiguità, scelte sostanziali che a fronte di una richiesta di “variante”
che avrebbe di fatto portata e valenza urbanistica, verifichino il rispetto
delle procedure edilizie e garantiscano ai cittadini la partecipazione
democratica prevista dal nostro sistema giuridico.